Discreto afflusso di pubblico l’altra sera al Palamostre al concerto organizzato nella novantasettesima stagione degli Amici della Musica, per l’esibizione del Trio Amitié formato Adèle Auriol al violino, Aldo D’Amico al violoncello e da Marylène Mouquet al pianoforte, che hanno presentato un programma di grandissimo interesse che da Mozart, passando per Beethoven, arrivava a Brahms.
Il concerto inizia quindi con il Divertimento in si bemolle maggiore K 254 di Wolfgang Amadeus Mozart dove fin dalle prime battute del bellissimo Allegro assai possiamo apprezzare il tocco cristallino della Mouquet che intesse un terso dialogo con gli altri strumenti. In questa esecuzione prevalgono i toni chiari e aerei del classicismo mozartiano, anche se a volte il protagonismo del pianoforte appare forse eccessivo o, se si preferisce, non adeguatamente supportato dagli altri due componenti la formazione, in particolare dal violoncello, che appare molto defilato.
L’impressione però che ci sia qualcosa che non va in questa formazione si fa sempre più forte nel prosieguo dell’ascolto di Mozart, perché nell’esecuzione, sia l’Adagio che Rondeau che completano questa composizione appaiono troppo sbilanciati verso la componente pianistica.
Il sospetto si fa certezza all’ascolto del Trio N° 4 op. 11 in si bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven, dove effettivamente ci si accorge che nonostante il maggior peso specifico assegnato al violoncello, sentirlo è un’ardua impresa, mentre a volte il violino perde la pienezza del suo suono per acquisire un suono piuttosto stridulo e il pianoforte continua a prevalere. Sostanzialmente, in questo Allegro con brio pare completamente assente quell’idea unitaria di esecuzione che è propria delle esecuzioni cameristiche e si acquisisce solo dopo anni di prove insieme. Sensazione confermata anche dall’ascolto del successivo Adagio e Allegretto (tema con variazioni), che appaiono sostanzialmente slegati e anche con qualche incertezza sull’intonazione.
La seconda parte del concerto vede l’esecuzione del Trio op.114 in la minore di Johannes Brahms durante la quale si riconfermano tutte le problematiche emerse in precedenza, con l’aggiunta di qualche distrazione, come la fermata imprevista nell’Andantino grazioso, dove qualcuno si era perso.
I tiepidi applausi finale convincono il trio Amitié a concedere un bis in cui eseguono l’Adagio del Trio di Beethoven.
Sergio Zolli © instArt