Un momento di incontro tra arte e spiritualità nelle chiese (e non solo) del Friuli occidentale della Diocesi di Concordia-Pordenone e, quest’anno per la prima volta, anche dell’Arcidiocesi di Udine: con 8 spettacoli e 3 laboratori teatrali organizzati nel periodo delle feste natalizie, prosegue l’edizione 2019-2020 de “I Teatri dell’anima”, festival di Etabeta Teatro nato per riflettere sul mondo che è stato, che sta cambiando e che sarà, analizzando etica, storia e religione.
La rassegna arriva a Pordenone con un doppio appuntamento insieme all’attore e regista Fabrizio Pugliese: uno spettacolo che farà riflettere sul rapporto mafia e religione il 13 dicembre alle 20.45 alla Chiesa del Cristo Re e il 15 dicembre alle 17 a Villanova dove si terrà la messa in scena della vita del santo Giuseppe da Copertino (entrambi spettacoli a ingresso gratuito). Pugliese condurrà anche (su prenotazione) un laboratorio teatrale sulla scrittura sabato 14 dicembre dalle 10 alle 17 nella sede di Etabeta Teatro a Pordenone. Si tratta di un workshop di scrittura e narrazione, solo su prenotazione. Quota di partecipazione 60 euro.
Il festival I Teatri dell’Anima è reso possibile grazie all’organizzazione di EtaBeta Teatro in collaborazione con I Teatri Del Sacro, Scuola Sperimentale dell’Attore, Museo Diocesano d’Arte Sacra, Associazione Teatrale Friulana, Uilt FVG e con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli e Comune di Pordenone nonché la collaborazione delle varie Parrocchie e Comuni toccati dal festival.
13 DICEMBRE 2019: ACQUASANTISSIMA
Venerdì 13 dicembre alle ore 20.45 nella Chiesa del Cristo di Pordenone, con i suoi affreschi trecenteschi, è la volta dello spettacolo “Acquasantissima”, diretto ed interpretato da Fabrizio Pugliese su un testo di Francesco Aiello e Fabrizio Pugliese. Musiche di Remo Da Vico. Nella messa in scena si rifletterà sul rapporto tra mafia e religione. L’ingresso è gratuito. Dopo lo spettacolo, sarà possibile incontrare l’attore. Inoltre, il giorno dopo, sabato 14 dicembre, nella sede di Etabeta Teatro dalle 10 alle 17, è stato organizzato un workshop di narrazione con lo stesso Fabrizio Pugliese.
Che cosa determina la non contraddizione tra la cultura mafiosa e quella cattolica? Com’è possibile all’interno della stessa Chiesa la presenza di un Dio dei carnefici e un Dio delle vittime? La mafia può contare su miti potenti, riti, norme e simboli di forte presa, senza i quali sarebbe come un popolo senza religione. Grazie a questo i mafiosi hanno costruito un’immagine di se da ‘uomini d’onore’, paladini dell’ordine che fanno giustizia, ma nella loro lunga storia non hanno mai difeso i deboli contro i forti o i poveri contro i ricchi: la mafia è un fenomeno di classi dirigenti, di potere.
In scena è un mafioso stesso a parlare: le storie e fatti sono filtrati attraverso il suo sguardo con l’intento non di condannare, (troppo facile e troppo spesso acquiescente) ma porre domande, spunti di riflessione ragionare e ripensare quella giusta e ‘complessa’ etica religiosa e sociale dove intenzione e responsabilità hanno pari forza e valore. Il testo dello spettacolo nasce da un lunghissimo lavoro di ricerca sulla ‘ndrangheta per sondarne la natura arcaica, la capacità silenziosa di ramificare le proprie azioni criminali, di creare quei legami che ne fanno una delle mafie più rispettate e “sicure” (la ‘ndrangheta ha un numero assolutamente esiguo di pentiti), e per quella commistione di rituali e regole di comportamento interne estremamente complesse, quasi fosse una società parallela a quella ufficiale. Proprio questa sua arcaicità ha generato un personaggio archetipico, con la caratura di un protagonista shakespeariano che ci consegna uno sguardo spietato e lucido sul presente.
DOMENICA 15 DICEMBRE: PER OBBEDIENZA
Un altro affascinante spettacolo di Fabrizio Pugliese, verrà messo in scena domenica 15 dicembre alle 17 nella Chiesa di Sant’Ulderico a Villanova di Pordenone, famosa per il portale lapideo eseguito da Pilacorte e per gli affreschi de Il Pordenone.
Lo spettacolo s’intitola “Per obbedienza – dell’incanto di Frate Giuseppe”, con Fabrizio Pugliese e racconta la storia della vita del santo Giuseppe da Copertino. La drammaturgia è di Francesco Niccolini e Fabrizio Pugliese, per la regia di Fabrizio Saccomanno e Fabrizio Pugliese ed è coprodotto da I Teatri del Sacro 2015.
La grande storia di un piccolo uomo fuori dall’ordinario: Giuseppe da Copertino, santo. Una storia picaresca, comica, commovente, una vocazione sublime, l’amore bellissimo e assoluto di un giovanetto al limite dell’autismo che si innamora perdutamente de la mamma sua: la Madonna.
La storia di un ragazzo semplice, anzi “semplice e idiota”, così ne parlava C. Bene, una delle fonti d’ispirazione per questo lavoro, ma un idiota capace di strapparsi da dosso tutte le zavorre, capace di staccarsi da terra perchè capace di svuotarsi dal pensiero, incantato, a ‘vuccaperta’ metafora di un sud azzoppato a cui non resta che volare. Nell’estasi, più che vedere, il soggetto diventa lui stesso madonna, divinità, demone, a seconda; così di San Giuseppe: è il divino che muove verso di lui, non il contrario. Giuseppe va in estasi con una facilità incredibile: l’unica differenza rispetto ad altre estasi, dove lo spirito abbandona un corpo immobile, sta nel fatto che lui il corpo se lo porta con se, in volo; quel corpo martoriato da digiuni e flagellazioni diventa una pagina dove è disegnato tutto il suo amore verso la Madonna , tutta la sofferenza di quel mondo che lui non comprende, non da sveglio, certo, e non secondo un pensare quotidiano, ma che sente dentro di se; non basta lo spirito: Giuseppe ha bisogno di portare con se, in volo, le prove di questa sofferenza.
Senza saperlo, quel santo “idiota” mostra la nostra di inadeguatezza, il nostro bisogno di dare sempre un ordine razionale alle cose, l’incapacità, o paura, di perderci magari davanti ad un affresco, riconducendo alla “potenza simbolica del figurativo” le emozioni che il racconto segreto di quelle immagini ci suscita…
Tutto il lavoro di ricerca, di fonti storiche, di leggende popolari porta nel nostro lavoro all’elaborazione di un testo per attore unico; un narratore e uno sgabello malfermo su cui siede, in bilico anche lui, in procinto di cadere, o di volare, forse.
Comunicato Stampa