Musica e fotografia: due arti che spesso si sono incrociate, annodate, fuse. Così è stato domenica scorsa al Magazzino delle Idee di Trieste, dove nella cornice dell’esposizione “Vivian Maier: the self-portrait and its double” è stato possibile ascoltare e ammirare l’arpa e la voce di Cecilia.
Su Vivian Maier non servirebbe dire molto, vista la notorietà raggiunta dalle sue opere, che l’hanno giustamente consacrata come una delle più grandi fotografe di tutti i tempi. Spenderemo solo qualche parola sull’attuale esposizione a Trieste, che si concentra solo su una fetta della sua produzione: gli autoritratti. Forse meno famosi dei suoi celebri scatti di street photography, rappresentano comunque una notevole parte della sua produzione. E nonostante l’apparente monotonia del soggetto, mostrano in realtà grande varietà e una dose di non poco conto di fantasia e genialità. Scordatevi quindi gli autoritratti “classici” fatti allo specchio (anche se ce ne sono di simili): spesso la Maier appare solo in un angolino, piccolina, a fare capolino in una scena piena di altri spunti interessanti; altre volte è solo la sua ombra ad apparire, o a dominare la scena o solo di sguincio. Peraltro ottima la scelta di concentrarsi solo sui self-portrait: è bello quando un’esposizione mostra di essere prima di tutto un progetto unitario, con un’identità ben definita e non solo un insieme di foto accomunate da un grande nome. Se non l’avete ancora fatto non perdete quindi l’occasione di andare ad ammirare fotografie di un tale livello, peraltro in una location che sa valorizzarle al meglio. L’esposizione, originariamente prevista dal 20 al 22 luglio, ha ottenuto una proroga e rimarrà aperta ancora fino al 13 ottobre.
Passando dalla vista all’udito, come già detto domenica è stata ospite del magazzino delle Idee Cecilia. Nome che probabilmente non dirà molto (non ancora, almeno) al grande pubblico ma che nasconde un’artista con una carriera già lunga e interessante alle spalle: due dischi (nel 2015 e 2019), tour italiani già dal 2014 e anche europei nel 2017, opening act per i live di Niccolò Fabi, arpista al fianco di Max Gazzé nella sua partecipazione a Sanremo nel 2018. Arriva a Trieste nel tour di promozione del suo secondo disco grazie a VignaPR, che ha già diverse volte dimostrato la sua capacità nell’individuare perle musicali ancora poco conosciute ed il suo impegno nel dar loro la visibilità che meritano.
E Cecilia certamente è una perla musicale. Accompagnata solo dalla propria arpa, sa conquistare e sedurre con una voce davvero emozionante. Potente eppure delicata, sa evocare atmosfere diverse passando con agilità dall’una all’altra. Certamente quella celtica, come lei stessa ha ammesso essere quasi un passaggio obbligato per chi decide di dedicarsi all’arpa. Ma non solo: c’è anche quella più pop (ma non quello “caciarone” e facile da hit estive) e quella più cantautoriale. Le varie composizioni -tutte firmate da lei- pescano un pò dall’una e un po’ dall’altra e sanno creare un mix decisamente interessante. Anche a livello di testi: si è passati dalle difficoltà dell’amore, a ricordi di episodi personali del passato, a continuazioni di famose poesie internazioni.
A condire questo mix una voce che è stata una vera rivelazione e che è difficile definire e incasellare: c’è di certo qualche inflessione in stile Loreena McKennitt (anche se poche e solo nel modo di “girare” sui vocalizzi delicati sulle note alte, in alcuni momenti) ma per potenza, timbro e controllo ricorda di più grandi voci contemporanee come quella di Adele, o -ancora meglio- Florence Welch (Florence + the machine) con quel suo modo distintivo di passare continuamente da voce piena a un bilico tra voce di testa e falsetto.
Assolutamente da citare anche la grande simpatia di Cecilia, che ha dialogato molto col pubblico e introdotto ogni brano con qualche aneddoto sulla sua composizione, sempre con un’ironia bella e innocente. Impossibile non farsi conquistare dalla sua personalità oltre che dalla sua musica, e a fine del concerto sentirsi quasi più “amici con cui ci si è scambiati piccole confidenze” che spettatori. Possiamo solo augurarci che il suo nome si faccia sempre più strada e che riesca a superare quel gradino che permette di rivelarsi al cosiddetto “grande pubblico”, perché è un passo che Cecilia si merita e per cui ha dimostrato di avere già la necessaria maturità artistica.
Se non siete riusciti ad esserci (ed è un gran peccato!) vi lasciamo con una piccola photogallery del live e delle sale dell’esposizione.
Luca Valenta / ©Instart