Qualcuno potrà pensare che io sia di parte? Certo! Il concerto di Raf al Giovanni da Udine è stato un viaggio emozionante dagli anni ’80 ad oggi. Un lungo viaggio come la carriera di questo italian pop musician. La capacità di riconversione fa parte del suo bagaglio personale. Non si tratta certo di una delle migliori serate dal punto di vista vocale ma se restiamo sulle parole delle sue canzoni che descrivono immagini uniche di un sentimento semplice ma potente come l’amore nelle sue diverse sfaccettature, supportate da una sequenza perfetta di note che generano accordi, incastonati per completare un gioiello unico definito canzone, tutto passa in secondo piano. Il pubblico è giudice e non perdona, ma a metà concerto sono pochi oltre a lui quelli a non avere le corde vocali stanche a forza di cantare. Questo, per qualche brano nuovo tour resta comunque un emozionante viaggio nella creatività musicale di uno dei più importanti artisti del pop italiano di quest’epoca. Raf rappresenta quel raffinato stile musicale italiano mescolato alle sonorità tipicamente anglosassoni o d’oltre oceano. Si canta l’amore, quello fatto di momenti indimenticabili, quello che fa male, quello platonico, quello unico per la vita e quello da una notte e via. Questo sentimento capace di portarci in qualsiasi posto. in qualsiasi tempo e in qualsiasi spazio, nel viaggio terreno lungo o breve che sia. Il concerto di RAF si potrebbe definire la meraviglia di vivere tutto quello che la vita può offrire nel bene e nel male, presentata su un palco. C’è spazio per qualche momento di poesia letta su quel display punto di riferimento di tutto il concerto per l’artista, dove spicca accora di più la forza delle sue parole, quel senso profondo di ritrovare sempre un motivo o una nuova via per raccontare. La musica di Raf al primo ascolto, spesso, può non piacere, ma dal secondo in poi non te la dimentichi più. Entusiasmante guardare tutti i presenti al Giovanni da Udine cantare già dalla prima canzone ogni sua parola. La scenografia sul palco è veramente essenziale con fari colorati a LED e un impressionante assenza di quei fantastici cavi che corrono su tutto il palco.

La nuova era digitale nel quale il wireless la fa da padrone è ormai la nuova frontiera. La Band è particolarmente giovane, lo si comprende da certi attimi di terrore ad inizio concerto dovuti probabilmente a qualche imperfezione nell’ear-monitor. Fantastici i siparietti qua e là per ritrovare l’equilibrio. La loro bravura non è in discussione, se sono sul palco con Raf un motivo c’è! La scaletta scorre veloce e ci si ritrova a cantare una canzone dopo l’altro insieme all’artista quasi da posseduti. Si scatena il festival del selfie fronte palco, dei fan più scafati, per seguirlo nelle sue scorribande da destra a sinistra sul palco mentre saluta, balla, canta, stringe mani, sorride e ringrazia. Gli applausi non si contano più ormai. L’ascolto non è dei migliori dal punto di vista della qualità del suono ma ormai ci metto una pietra sopra, non c’è speranza per i miei vecchi padiglioni auricolari abituati alla brillantezza di altri tempi. Largo alle nuove tecnologie di cui sono comunque un accanito follower. Due ore di concerto, ricco, raffinato, coinvolgente, cantato, suonato, applaudito. Come sempre la magia del live è tutta un’altra cosa. Ecco alcuni brani che abbiamo cantato: Il battito animale, Self Control, Due, Malinverno, Ossigeno, Non è mai un errore, Inevitabile follia, Cosa resterà degli anni ’80, Due, Via e tanti altri. Una parte dedicata all’acustico su piano ha reso più intima l’atmosfera per qualche brano. C’è anche l’immancabile libro dell’artista che fa capolino e che dà il nome al Tour che si intitola “La mia casa”. Un’altra vita da artista raccontata su carta che affascina sempre per l’intensità delle cose raccontate di una vita vissuta che non conosciamo. Grazie a Raf, grazie a Azalea e al Giovanni da Udine. È stata una bella emozione ascoltare “La mia casa tour” nella nostra “reggia della cultura”.

© Massimo Cum per instArt
Foto: © Elisa Simeoni
© Simone Di Luca

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