Non molti mesi or sono ci fu la famosa polemica, iniziata da Martin Scorsese, secondo il quale i cosiddetti cine-fumetti non sarebbero cinema. Ora, al di là dei pregiudizi che sono scattati da entrambe le tifoserie, e che qui si invita sempre a non seguire, si è avvertita l’urgenza di cominciare a trattare un argomento cosi complesso, di cui questo articolo, nella sua modestia e nella sua inevitabile pochezza, non vuol essere nient’altro che una prima lettura.
Ora, questo articolo prenderà in considerazione le peculiarità strutturali e formali interessate dalla questione: il cinema e il fumetto; e più precisamente il loro carattere prettamente industriale e commerciale.
Ma prima, che cos’è un fumetto? Un fumetto è un’opera grafica su supporto cartaceo divisa in linee orizzontali tecnicamente dette strisce; quello che interessa qui, però, sono le sue implicazioni commerciali e produttive: un fumetto viene prodotto su larga scala prevalentemente in serie e con cadenza regolare, andando a reiterare quel meccanismo che una volta era proprio dei romanzi quando venivano pubblicati a puntate sui giornali, divenendo un fenomeno caratterialmente popolare e di massa.

Si tenga a mente questa definizione perché servirà in futuro. Ora, quand’è che il fumetto sbarca effettivamente a Hollywood? Almeno, per quel che riguarda la storia moderna, lo comincia a fare negli anni ‘80 quando, grazie a delle leggi volute dal presidente Reagan, le major possono cominciare ad acquisire delle proprietà esterne anche al di fuori degli stessi studios, divenendo dei veri e  propri conglomerati commerciali.
Viste le premesse, ormai dev’essere chiaro l’obiettivo che questo articolo si pone: quello di rendere nella maniera meno parziale possibile le caratteristiche peculiari di un dibattito ancora non chiuso, non stabilendo chi ha torto o chi ha ragione, ma valutando le ragioni dell’uno e dell’altro.
Chi è Martin Scorsese? Classe 1942, frequenta una delle prime scuole di cinema, inizia a girare nel periodo post ’48, ossia dopo la famosa sentenza dell’antitrust americana che stabiliva che gli studios non potessero più possedere le sale cinematografiche; sono anni di fermento ed in particolare, in un articolo apparso sulla rivista francese Cahiers du Cinema nel 1960, si afferma che sia il regista l’autore del film, in quanto garante della peculiarità del film stesso.
Nel corso dei decenni anche Warner produsse film tratti da fumetti, mediante la proprietà di DC Comics, la cosa tuttavia sembra non aver creato più di tanto uno scandalo e ci si chiede il perché; il motivo potrebbe essere uno, ossia che i film Marvel, a differenza degli altri, abbiano una forma di serialità molto più enunciata; ed è qui che sta la vera rivoluzione Marvel e per estensione dell’uomo che ha saputo creare tutto questo, Kevin Feige: mutuare il modello produttivo dei fumetti e traslarlo al cinema; è più che logico, allora, che il focus passi dal lato creato a quello produttivo; ed è naturale che uno come Scorsese storca un po’ il naso.
Il signor Scorsese, da buon filologo del cinema quale è, dovrebbe ricordarsi che i film-evento, quale può essere un film Marvel, sono sempre esistiti; film come Dracula contro Frankenstein negli anni ‘10, venivano creati apposta per portare la gente in sala.
Non sta a chi scrive prendere posizione; tuttavia, se c’è un dato oggettivo che sembra emergere è quello di essere condannati a reiterare vecchi modelli.

Nicola Bertone / instArt 2021 ©

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