Straordinaria e inedita esecuzione dei Carmina Burana da parte del Coro del Friuli Venezia Giulia diretto da Cristiano Dell’Oste alla base aerea di Rivolto presso lo Shelter 4. Il Progetto Integrato Cultura, che da venticinque anni vede interagire armonicamente quindici comuni del Medio Friuli nella valorizzazione del territorio promuovendo la cultura che lo innerva, meritava di essere celebrato in un modo così degno.
Niente di meglio che unire due realtà tra le più rappresentative in assoluto: il 2° stormo “Cap.Pil. Mario D’Agostini” e il Coro del Friuli Venezia Giulia. L’aero-base di Rivolto che ospita la pattuglia acrobatica nazionale Frecce tricolori potrebbe sembrare il luogo meno adatto per un concerto con un coro di quasi cento elementi comprese le voci bianche, più due pianoforti e poi ancora percussioni, timpani, grancassa, campane a martello e via di seguito; al contrario si è rivelato un luogo veramente magico e ricco di suggestioni.
Lo Shelter 4 con le sue enormi fauci di metallo spalancate sembra uno smisurato Leviatano che nuota in un mare d’erba. Tra le sue zanne si sono accomodati agevolmente cantanti e musicisti davanti ad un folto pubblico sistemato in una platea di lunghe file di poltroncine direttamente sul campo di volo. A fare da comprimari schierati ai lati dell’ideale palcoscenico anche gli aerei, imponenti e leggeri, che hanno costituito la gloria dell’aeronautica italiana; dal DH 100 Vampire, d’origine inglese, primo areo a reazione delle nostre forze armate, passando per il glorioso FIAT G.91 impiegato anche dalla nostra Pattuglia Acrobatica Nazionale fino a uno dei suoi predecessori, l’F-86 dei mitici Lanceri Neri per arrivare al moderno caccia-bombardiere AMX Ghibli.
Un vero miracolo ha consentito che in pieno ottobre il concerto si tenesse all’aperto al calar dell’oscurità; anche il tempo atmosferico aveva forse capito che questa celebrazione era davvero sentita e sarebbe davvero stato un delitto annullarla. Una giusta precauzione aveva già fatto slittare in avanti di un giorno l’esibizione. Le scientifiche, puntuali raccomandazioni dell’infallibile servizio meteorologico dell’Aeronautica militare e l’intercessione delle preci della vera anima e cuore pulsante del P.I.C, Gabriella Cecotti, abituata a vincere le avversità atmosferiche e, infine, un pizzico di fortuna, hanno permesso al prodigio di compiersi.
Di grandissimo effetto ma piuttosto bizzarra l’idea di eseguire per l’occasione proprio i Carmina di Carl Orff che sono dichiaratamente uno sberleffo verso le istituzioni oscurantiste e ogni forma di retrogrado potere costituito. I chierici vaganti ne hanno composto i versi per sbeffeggiare coloro che credevano di essere i padroni del cielo e della terra e che si imponevano con la forza del loro privilegio sui più indigenti.
Ben sappiamo che la cantata scenica di Carl Orff è basata su un corpus non omogeneo di antichi componimenti medievali databili fino al XII sec. conservati in alcuni codici miniati dell’abbazia benedettina di Benediktbeuern in Baviera. Il loro significato più profondo non è del tutto chiarito e permangono forti perplessità su alcune attribuzioni e implicazioni. Molto probabilmente, quelli che sembrano solo celebrazioni goliardiche della vita nei suoi aspetti più triviali e prosaici contengono ben altro. Si è scritto moltissimo della possibile lettura esoterica di quegli antichi versi non estranea per altro nemmeno dagli interessi di Carl Orff oppure sulle implicazioni relative alla lotta per le investiture e all’appartenenza dei chierici ad una fazione o all’altra e ancora sull’ostentata parodia blasfema della liturgia cristiana.
Naturalmente, dei 228 carmi originali, Carl Orff fece un’attenta e oculata cernita pro domo sua, stravolgendone i contenuti in modo spesso piuttosto disinibito. Allo stesso modo, la forza rivoluzionaria della sua musica gli procurò non pochi problemi durante il Terzo Reich. I critici nazionalsocialisti si scagliarono con veemenza contro quelli che venivano definiti esotismi, degenerazioni e squallide deformazioni. I Carmina Burana non sono mai piaciuti ai regimi autoritari di ogni tempo.
La splendida esecuzione della cantata da parte del Coro del Friuli Venezia Giulia sotto la direzione attenta ed energica del Maestro Cristiano Dell’Oste ha restituito tutta l’energia e il mistero di quella musica che, formalmente, possiamo chiamare contemporanea ma che ha radici antichissime e che è ormai parte integrante del nostro immaginario. Tanto che per alcuni rappresenta la sintesi stessa dell’idea di forza e di potenza anche se l’opera e i suoi contenuti vogliono significare ben altro come abbiamo visto più sopra.
Straordinaria l’interpretazione della soprano Cristina Del Tin che, a dispetto della sua figura apparentemente fragile e delicata, possiede doti vocali cristalline di grande potenza e intensità nel registro acuto. Qualche incertezza iniziale, di certo dovuta alla temperatura e all’umidità del luogo, ha riguardato l’intonazione del pur ottimo baritono Hao Wang immediatamente ripresosi (Sentendomi bruciare dall’ira veemente con amarezza parlo con me stesso: sono fatto di materia, di cenere e polvere, sono come una foglia con cui giocano i venti). Solida e divertente la prestazione del tenore Fabio Cassisi (Quando siamo all’osteria che c’importa se siam cenere, noi ci buttiamo al gioco che non ci basta mai…chi gioca, chi beve, chi si da ai bagordi) Sempre emozionante e fiabesco il canto del coro delle voci bianche Artemìa cui la partitura riserva versi e note specificatamente dedicate alla bellezza dell’amore e della primavera che fa fiorire la vita (L’Amore vola dappertutto, prigionier del desiderio. I ragazzi si amano al fiorire della natura)
Mentre il coro intonava le prime battute del prologo dell’opera, la celeberrima e sempre travisata “O Fortuna Velut Luna” (O Sorte come Luna sei sempre variabile! Sempre cresci e poi cali), un’incredibile Luna splendeva sopra lo Shelter 4 immerso nelle tenebre e ormai illuminato solo dai potenti fari predisposti dalla Protezione Civile. Non poteva esserci luogo più evocativo.
Un ringraziamento e un plauso veramente sentito agli uomini e alle donne del 2° Stormo e ai loro comandanti che hanno dimostrato ancora una volta, se ce n’era bisogno, di essere parte “integrante e integrata” di una comunità che li riconosce come baluardo imprescindibile e modello di libertà, democrazia e pace.
“A gara lanciamoci in ardenti amori! Il dolce usignolo intona la sua cetra, di fiori vari ridono i prati, vola la stirpe degli uccelli fra le bellezze della selva, il coro delle vergini reca gioie a mille”.
© Flaviano Bosco per instArt