Se l’esotismo ha sempre esercitato un forte fascino sull’Europa, come testimoniato nel Settecento dal gusto sfrenato per le cosiddette “cineserie”, la passione per l’Oriente e in particolare per il Giappone riesplose prepotentemente dopo il 1854, quando l’ingresso della flotta statunitense del commodoro Perry nella baia di Yokohama impose trattative per l’apertura dei porti giapponesi alle navi occidentali. L’improvviso e massiccio afflusso di opere e merci nipponiche in Occidente, dalle porcellane alle lacche, dalle raffinatissime stampe ai netsuke (i piccoli ciondoli comuni all’abbigliamento tradizionale dell’epoca) provocò una vera e propria ondata di “giapponismo” che investì ogni settore della produzione artistica dell’epoca. Le stampe, in particolare, divennero subito oggetto di un collezionismo diffuso. Lo stesso conte Guglielmo Coronini Cronberg non rimase indenne: a lui si deve infatti l’acquisto, negli anni Settanta del Novecento, di oltre 300 di queste opere, che saranno esposte al pubblico per la prima volta nella mostra NIHON FŪZOKUE. Mode e luoghi nelle immagini del Giappone Edo-Meiji. La collezione Coronini Cronberg di Gorizia. Del nucleo di silografie a colori e illustrazioni di volumi a stampa in bianco e nero, sono stati selezionati i pezzi più pregevoli e significativi per raccontare la storia, la vita quotidiana, gli usi e i costumi di un paese che a lungo gli europei percepirono come la quintessenza dell’esotismo. Le opere giapponesi appartenenti alla collezione della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg sono testimonianza del successo nazionale e internazionale del filone artistico dello ukiyoe (“immagini del mondo fluttuante”), così come del ruolo centrale che l’editoria ricoprì a partire dall’epoca Edo (1603-1867) nel processo di alfabetizzazione e di diffusione di prodotti a stampa anche a scopo di intrattenimento.

comunicato stampa