TUROLDO E PASOLINI
Martedì 26 settembre a Cinemazero
il documentario sul particolare legame tra due figure scomode: il religioso e l’intellettuale dalle comuni radici friulane
Intervengono il giornalista Marco Roncalli e il musicista Domenico Clapasson, con i saluti di Loris Basso, presidente dell’Ente Friuli nel Mondo e Raffaella Beano, direttrice del comitato scientifico del “Centro Studi Turoldo”, e introduzione di Piero Colussi

David Maria Turoldo, un religioso scomodo dentro una Chiesa bisognosa di rinnovamento. Pier Paolo Pasolini, un intellettuale controcorrente dentro una società impregnata di criteri omologanti e ossessioni consumistiche. Due importanti figure di riferimento, accomunate dalle radici in Friuli e dall’aver conosciuto vie di esilio e ritorni a casa: a raccontare il loro legame è il documentario “Stare al mondo. Turoldo e Pasolini”, a Cinemazero di Pordenone martedì 26 settembre alle ore 20.30. La proiezione sarà introdotta da Piero Colussi, con i saluti del presidente dell’Ente Friuli nel Mondo Loris Basso e della direttrice del comitato scientifico del “Centro Studi Turoldo” Raffaella Beano. Intervengono il giornalista e saggista Marco Roncalli e il compositore e pianista Domenico Clapasson, dedito da trentacinque anni al corpus innologico turoldiano, intervistato anche nel documentario.
Il film è promosso dall’Ente Friuli nel Mondo e prodotto dalla bergamasca Officina della Comunicazione, per la regia di Omar Pesenti, con la parte autoriale a cura di Elisa e Marco Roncalli. Con parole e immagini, restituisce i tratti di un’amicizia poco esplorata, se non sconosciuta, in un racconto che indica le svolte più rilevanti lungo due vite intense e scandaglia tematiche comuni, sottolineando affinità e divergenze. A ricostruire questa trama complessa sono le voci di Raffaella Beano, padre Ermes Ronchi dei Servi di Maria, docente, scrittore, tra gli “eredi” di padre Turoldo; Roberto Carnero, italianista, docente all’Università di Bologna e studioso di Pasolini e Domenico Clapasson. Accanto a loro si affacciano, attraverso spezzoni di repertorio, due straordinarie figure: quella di Camillo De Piaz, che evoca il confratello con lui impegnato a Milano nella Resistenza partigiana e Loris Capovilla, ex segretario di Giovanni XXIII, poi cardinale mancato a cent’anni, che condivide i ricordi pasoliniani ascoltati da don Giovanni Rossi circa “Il Vangelo secondo Matteo”. Il documentario lascia molto spazio alla “friulanità”: dall’inizio, con le scene sulle rive del Tagliamento, alla fine, con i funerali religiosi di Pasolini a Casarsa celebrati proprio da Turoldo. Ma non mancano rimandi all’esperienza turoldiana nell’abbazia di Fontanella a Sotto il Monte, grande laboratorio liturgico negli anni del post Concilio.

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