Il nostro passato, la storia della gente del Friuli. Arigia Manarin vive nel ‘900, precisamente nasce nel 1924 a Valvasone. Attraversa il secolo vivendo storie difficili e dolorose ma non insolite, tutte le famiglie friulane possono raccontare fatti simili: fanciulle che, per far fronte alla miseria, viaggiano e vanno a servizio delle famiglie dei benestanti, bambine lavoratrici che oggi farebbero sensazione erano la normalità all’epoca.
Negli anni successivi scoppiò la guerra che sconvolse le vite portandosi via molte persona care, ad Argia lasciò anche un figlio, nato dal rapporto con un soldato tedesco che però non rimarrà con lei, la lasciò sola e lei dovette subire l’onta delle malelingue in paese.
Arriva anche un momento di gioia con un matrimonio che pare mettere a posto la sua vita ma la tranquillità dorò poco, subito dovette affrontare la lunga malattia del marito e la straziante lotta con il dolore più grande che una madre possa subire, la morte del figlio.
La forza di Argia è la forza delle nostre donne e di un popolo che non si arrende, ha un suo “mantra” per darsi forza e trovare le energie per andare avanti: “domani sarà un giorno migliore” e così raccoglie i cocci di una vita costernata di sofferenza e riesce ad andare avanti.

Uno spaccato di vita del Friuli che tutti conosciamo ma che raramente viene raccontato, con Marta Riservato ne esce una inusuale bellezza oltre che un senso di empatia con la protagonista. La fisarmonica e gli interventi di Paolo Forte molto attenti e sottolineano l’essenza della storia con attenzione e sensibilità.

Scenografia: Roberto Pagura
Disegno luci: Annalisa Chivilò
Musiche: Paolo Forte
Costumi: Argia Manarin
Collaborazione allestimento: Gigi Rosa
Regia Roberto Pagura

testo e foto Glauco Comoretto © instArt

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