I grandi nomi attirano sempre un pubblico numeroso. Così è stato ieri sera al Palamostre in occasione del penultimo concerto della stagione 2017/2018 (la novantaseiesima!) degli Amici della Musica che ha visto l’esibizione del Quartetto Accademia (Gaetano Di Bacco sassofono soprano, Ezio Filippetti sassofono contralto, Giuseppe Berardini sassofono tenore e Fabrizio Paoletti sassofono baritono) assieme al celebre pianista Bruno Canino. Stuzzicante il programma proposto, che spazia da Kurt Weill  a Nino Rota, passando per George Gershwin e il meno noto Aldemaro Romero.
Dopo le presentazioni e le comunicazioni di servizio della presidentessa degli Amici Luisa Sello, il concerto si apre con i Quattro Pezzi di Nino Rota, che fu il compositore preferito da Federico Fellini, per il quale compose alcune delle più celebri colonne sonore. Anche in questi  Quattro Pezzi ritroviamo quelle sonorità particolari, fra il serio e il faceto, che sono la cifra dell’arte del compositore milanese, come nell’Introduzione, ottimo Canino nella parte iniziale con il pianoforte solo, e, più ancora, in Tango notturno e in Night club dove viene fuori la sua anima scherzosa grazie anche ad un’esecuzione, quella del quartetto e del pianoforte, che non presenta alcuna smagliatura esecutiva.

È poi la volta di un altro autore di raro ascolto, Kurt Weill del quale l’ensemble esegue una selezione di quattro brani (Die Moritat von Mackie Messer, Die ballad vom angenehmen Leben, Tango Ballade e Kanonen-Song) tratti da Kleine Dreigroschenmusik, l’opera più celebre di Weill realizzata in collaborazione con Berthold Brech, la cui esecuzione fu proibita nella Germania nazista perché rappresentava un prototipo di quell’arte degenerata che Hitler aborriva. In questa particolare versione per quartetto di sassofoni e pianoforte possiamo ritrovare tutta la poetica di Weill, i suoi ritmi di danza, le arie da cabaret suonati con splendida levità dall’ensemble. I cambi di tempo sono governati con maestria e lo spirito dell’esecuzione rende perfettamente l’atmosfera disperatamente decadente della Germania della Repubblica di Weimar prima della notte nazista.

Il primo tempo della serata ci lascia ancora nell’ambito di quella musica colta che si è contaminata con la musica leggera con una raccolta di arie, trascritte per quartetto di sassofoni e pianoforte dal giapponese Yasuhide Ito, tratte dalla celebre opera Porgy and Bess di George Gershwin e riprodotte con grande maestria dall’ensemble che anche qui sanno cogliere perfettamente lo spirito jazzistico del compositore newyorkese.

Il secondo tempo del concerto resta nel Nuovo Continente con l’esecuzione del Cuarteto Latinoamericano para saxophones di Ademaro Romero, un compositore venezuelano più volte vittima di persecuzioni politiche, che si ispira alle danze ed ai ritmi della sua terra. Come in questo Cuarteto in cui i tre movimenti che lo compongono sono un Fandango, in realtà un coropo, una tipica danza del Venezuela, una Serenata, che è una Milonga ed un Chôro y Tango, dove più evidente appare l’influsso di Astor Piazzolla. L’esecuzione del quartetto di sassofoni è assolutamente impeccabile e mostra un affiatamento che poche volte è dato di sentire in una formazione da camera.
Il concerto termina in bellezza con le celebri note di Rhapsody in Blue di George Gershwin, in cui l’ensemble, ma in particolare Bruno Canino che ad onta dei suoi ottantatrè anni dimostra una carica di grinta da fare invidia ad un cinquantenne, si esibisce con grandissima energia rendendo con bravura ed eleganza le atmosfere jazzistiche di questo capolavoro e meritando così i prolungati applausi finali del pubblico degli Amici della Musica, a sua volta ricompensato da un bis con Fugata di Astor Piazzolla.

Sergio Zolli © instArt

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