Arturo Brachetti © Paolo Ranzani

Sono più di 40 anni che Brachetti con i suoi show incanta spettatori di tutte le età, trasportandoli nel suo mondo di sogni e magie.
“Solo – The Legend of quick-change”, la più recente produzione dell’artista torinese che il mondo c’invidia, è approdato sul palco del teatro Nuovo di Udine per tre serate, tutte sold-out. Pubblico delle grandi occasioni con tanta voglia di sorprendersi e di giocare con la fantasia. Per l’ennesima volta Brachetti non ha deluso i suoi fans dando vita a un viaggio pieno di sorprese, imprevedibile e raffinato, poetico e divertente, ironico e sentimentale.

Dice di sentirsi ancora un adolescente imprigionato nel corpo di un sessantacinquenne, uno che continua ostinatamente a pensare come avesse 20 anni di meno e convinto ancora di voler volare. In effetti a vederlo così brillante e con l’argento vivo addosso pare avere fatto un patto con il diavolo: occhi vivaci, sorriso perennemente stampato sul volto, fisico invidiabile, agile ed elastico. E poi quel ciuffo, nato per il personaggio di Puck interpretato in “Sogno di una notte di mezza estate” (regia di Duccio Camerini stagione teatrale 1998/1999) e divenuto il suo brand. I francesi lo chiamano “l’homme avec la Tour Eiffel sur la tête” ma, pensando alle sue origini, diciamo che per noi italiani potrebbe rappresentare la Mole Antonelliana.

Quello visto al Giovanni da Udine è uno show fantastico e surreale che lascia spazio anche a una storia, la storia di un uomo che rivendica il suo desiderio di non voler invecchiare affidandosi alla fantasia e all’immaginazione. Un desiderio che finisce però per generare un contrasto tra lui (Brachetti) e la sua ombra (Kevin Michael Moore) che rappresenta la parte razionale. Un contrasto prima verbale poi anche fisico che si concluderà con un affascinante duello con il laser.
Un buon ritmo caratterizza l’intero show, un percorso nella memoria tra trasformismo, videomapping, ombre cinesi, virtuosismi di chapeaugraphie, sand painting (disegni sulla sabbia).
Sono tanti i personaggi che si rubano la scena a conferma della straordinaria bravura del trasformista dei record (impiega meno di 2 secondi a cambio). C’è poi una casa in miniatura, con le sue stanze piene di oggetti che, inquadrati da una microtelecamera, sono pretesti per dare vita a istantanee di personaggi e storie.
Si succedono così i protagonisti delle serie televisive di qualche anno fa, quelli delle favole e dei cartoni animati per non parlare dei cantanti famosi interpretati con garbata ironia.
Un’autentica prodezza il bandito in tuta rossa della serie tv “La casa di carta” che entra in scena sparando sul pubblico biglietti da 55 euro: chi ne ha conquistato uno si ritenga fortunato perché sono diventati ormai oggetti da collezione.
Memorabile anche la rappresentazione delle stagioni con riferimenti ai quadri di Monet, Magritte e Van Gogh e la poetica tenerezza del ballo per ricordare la madre e quel suo indimenticabile abito a fiori che volteggia leggero nell’aria e se ne vola via…
L’abilità di trasformare una sorta di cappello (una falda di cappello bucata al centro che il nonno gli avrebbe suggerito “di riempire con la fantasia”) in infiniti copricapi e altrettanti personaggi resta un suo must. Irresistibili anche le ombre cinesi, un prodigio di semplicità e incanto.
Un assolo che è una macchina perfetta in cui a eccellere sono sicuramente il talento, la creatività, la fantasia e l’abilità del protagonista, ma anche una schiera di assistenti rodati e precisi, i costumi disegnati e creati uno ad uno, le parrucche, la scelta attenta di scene e oggetti, le luci dagli effetti spettacolari, le musiche originali (firmate da Fabio Valdemarin, triestino doc) per finire con l’uso innovativo e artistico di nuove tecnologie realizzate in collaborazione con gli studenti di Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione del Politecnico di Torino.

Alla fine dei 90 minuti di spettacolo resta la forte sensazione di essere entrati in una sorta di parco giochi, adatto davvero a tutti, dai più piccoli ai più grandi che, compiaciuti, hanno ritrovato nelle pieghe dello spettacolo un frammento della propria infanzia.
Calorosi e prolungati gli applausi del pubblico che affollava la sala in ogni ordine di posti, dalla platea alla terza galleria, a un beniamino dei teatri di tutto il mondo.
Prima di salutare gli spettatori Arturo è tornato in scena accompagnato da padre Silvio Mantelli, il giovane prete salesiano che 50 anni fa aveva incontrato in Seminario e che era stato il suo primo maestro di illusionismo e magia.
Don Silvio che, a Udine in molti conoscono per essere stato spesso ospite di incontri organizzati all’Istituto salesiano Bearzi nei panni del Mago Sales, è presidente e fondatore della Fondazione Mago Sales (contatti info@sales.it – www.sales.it – tel +39 011 9538353 – +39360480902) un’organizzazione non lucrativa con finalità sociale nata nel 2001 con sede a Cherasco (CN). Presente in più di 25 Paesi del mondo con progetti e sostegni a distanza, promuove il diritto dei bambini al sorriso.
Con una valigia piena di magie e un libro di poesie Don Silvio ha fatto più volte il giro del mondo esibendosi nei luoghi più lontani e dimenticati della terra, portando sempre con sé un messaggio di speranza e di allegria per i più piccoli.
L’ultimo progetto riguarda i bambini ucraini e per questo Brachetti in persona ha chiesto l’aiuto del suo pubblico cui, entrando in teatro, era stato consegnato un pieghevole esplicativo e una busta bianca in cui inserire il proprio contributo economico.
Per sostenere la Fondazione si può anche acquistare un libro “Il rischio di essere felici Autobiografia di Don Silvio Mantelli, mago Sales” – Prefazione di Oscar Farinetti. Il ricavato della vendita sarà destinato a sostenere i progetti della Fondazione Mago Sales a favore dei bambini delle missioni salesiane di don Bosco.
“Chi salva un bambino, aiuta un pezzo di cielo a illuminare il mondo” è il motto di Don Silvio “prete per vocazione e mago per passione” come lui stesso si definisce. Cerchiamo di ricordarcelo sempre anche noi.

Rita Bragagnolo © instArt

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