Benicassim, agosto 2018 – Il Rototom Sunsplash, venticinquesima edizione, è terminato da poco.
Ancora nell’aria risuonano note in levare, gli ultimi eroi del popolo del reggae animano ancora le strade del pueblo con un sound system tanto improvvisato quanto sincero e partecipato. Perché c’è ancora bisogno di libertà e condivisione di valori. Sette giorni sono probabilmente un nulla rispetto ad un altro anno tutto da affrontare, in attesa della prossima edizione.
Un bel po’ di anni fa mi ero ripromesso di non scrivere più nulla su concerti o festival per i quali lavoro. Per deontologia professionale, per rispetto verso i lettori, perché, nel bene e nel male, si può essere sinceri, ma probabilmente mai del tutto obiettivi.
Non posso però esimermi da fare alcune piccole considerazioni, soprattutto dopo aver letto i soliti articoli sulla stampa friulana: su cosa si è riuscito a perdere, sul perché …
Sinceramente non se ne può più.
Il Rototom Sunsplash dal 2010 è in terra spagnola, a Benicàssim , provincia di Castellon. Valencia. Fatevene una ragione.
Soprattutto, ritornando a quei fatidici anni, bisogna sottolineare che nessuno, ma proprio nessuno, si è esposto politicamente a favore di uno dei più grandi eventi culturali sorto nel nostro bel paese. Né gli organizzatori di allora (che sono quelli di oggi e che hanno visto sicuramente nella partenza della famiglia Rototom, un concorrente in meno), né quella sinistra (leggi Debora Seracchiani) che per anni ha poi governato in Friuli e non ha ma trovato il tempo per dedicare due parole due ad un festival che oggi conta più di duecentomila persone giunte da sessantasei paesi nel mondo ed un indotto che supera i venti milioni di euro. Perché se è vero che allora furono i soliti beceri proclami politici e giudiziari di una destra, gli stessi che oggi ci troviamo al governo (ricordo che Filippo Giunta, presidente dell’Associazione Rototom, perseguito dalla giustizia è stato assolto con formula piena a trecentosessanta gradi), è anche vero che non ci è mai stata una risposta pronta, efficace e ad alta voce da parte di una sinistra al quale forse tutti i temi forti dei quali si fa promotrice il Rototom da sempre (libertà, giustizia, rifiuto di ogni fascismo, armonia fra popoli e culture diverse e tanti tanti altri) fanno chissà perché ancora paura.
Quando, vivendo e lavorando nel mio Friuli, vedo e leggo tra l’altro di tutti questi megaeventi, organizzati per lo più con soldi pubblici (gli stessi al quale il Rototom non ha mai voluto attingere ed ha sempre cercato di organizzare tutto esclusivamente con le proprie forze) mi viene sempre da sorridere … forse un giro in Spagna, al Rototom, meriterebbe che se lo facessero un po’ tutti: perché vedere ogni sera, per sette sere, una platea di trentamila persone, che condividono musica, vita ed ideali, non è cosa di tutti i giorni.
Per chi come me ne ha vissute venticinque, quella di quest’anno è stata forse la migliore edizione di tutte. Perché si è trovato una formula perfetta nell’organizzazione degli eventi, perché per ventiquattro ore al giorno tutti hanno potuto beneficiare di tutto. La Musica: ricordiamo che oltre il palco principale, in media quattro concerti di altissimo livello a sera, c’è il Lion che propone fino alle sette della mattina le migliori giovani band internazionali, la Dancehall, lo spazio per la Dub; ci sono i club (Carribean e Jumping) e la Roots Yard. Ma anche tutte quelle aree “Cultura”: il Foro Social (dibattiti interessantissimi ogni giorno, primo fra tutti quello con i volontari della ONG Proactiva Open Arms, al quale andrà quest’anno un forte contributo a favore dei rifugiati da parte del festival grazie alla sentita partecipazione del pubblico), il Mercato Artesano (leggi workshop e corsi di artigianato mondiale), il Magicomundo, spazio dedicato ai più piccolini (quest’anno oltre duemila) ed alle loro famiglie, il Rototom Circus e tanti altri ancora. Con l’attenzione anche verso i più anziani (oltre cinquemila over sessantacinque) ed i disabili (più di settecento), ma anche verso i detenuti del carcere locale con ben due mattiné al quale hanno partecipato con un concerto pure gli intramontabili Skatalites.
Insomma impossibile scrivere di tutti i duecentoquarantasette eventi organizzati in sette giorni: vi basti pensare che, grazie agli streaming quotidiani, si è superato il numero di dieci milioni di spettatori.
Le emozioni che abbiamo provato quotidianamente sono innumerevoli. Le stesse che deve aver provato Filippo Giunta salendo sul mainstage nella serata finale a salutare e ringraziare tutti per questa inimitabile venticinquesima edizione.
Le stesse magiche emozioni che chi vorrà potrà provare il prossimo anno, dal 16 al 22 di agosto, sempre a Benicàssim, Spagna.