Durante le feste natalizie sta riempiendo le sale cinematografiche la commedia-farsa i “Moschettieri del re” diretta da Giovanni Veronesi. Secondo le intenzioni dei produttori è un nuovo cinepanettone, capace di attirare un pubblico intenzionato a divertirsi per 90 minuti sotto Natale o nei giorni di Capodanno. A detta degli autori, in questa versione farsesca del romanzo d’appendice “Vent’anni dopo” di Alexandre Dumas, tutto è nuovo, naturalistico e originale. Esaminando con attenzione il film burlone pensato dal regista e da Nicola Baldoni, un professore di storia pescato su Twitter, sembrerebbe invece una parodia vecchia come il cucco. Vi ricordate di Totò e Cleopatra o “I promessi sposi” del trio Lopez , Marchesini, Solenghi? Il meccanismo comico è lo stesso: le battute dovrebbero far ridere di più se messi in bocca ad attori nei panni di personaggi storici o tratti da romanzi. Ma qui l’operazione funziona a stento perché D’Artagnan (Pierfrancesco Favino), Porthos (Valerio Mastrandrea), Athos (Rocco Papaleo) e Aramis (Sergio Rubini) si muovono per conto loro, senza una regia vera e propria. Nella missione segreta, affidata ai quattro spadaccini dalla regina reggente Anna di Austria, madre dell’adolescente Luigi XIV, i protagonisti cavalcano con le loro mantelline nei paesaggi assolati della Basilicata (che dovrebbe essere la Francia del sud), pronti a difendere il re dalle trame del cardinale Mazzarino, padrone della politica del regno nella seconda metà del 600. Tra una scazzottata e un duello contro i nemici della regina, i moschettieri ormai vecchiotti ma sempre in gamba snocciolano con nonchalance battute in continuazione in scenette che sono dei veri sketch televisivi. Ma la commedia diventa una goliardia quando i moschettieri incedono fieri nella reggia sulle note altisonanti di “Prisencolinensinainciuso” di Adriano Celentano o quando un moschettiere riconosce tra la folla Molière ed esclama: “È lui sono sicuro, io sono abbonato a teatro!” Siamo nella sala cinematografica per ridere ma le sghignazzate del pubblico sono rare. Quelli che si sono divertiti davvero sono sicuramente il regista e gli attori a giudicare dai commenti entusiastici nei numerosi talkshow in cui sono intervenuti per pubblicizzare la pellicola. Che dire ancora? La commedia in cui noi Italiani eravamo i primi, ora si ritrova agli ultimi posti in Europa. Le spiritosaggini farfugliate da Favino, le freddure di Papaleo, l’umorismo in romanesco di Mastrandea e il nonsense pugliese di Rubini possono essere resi efficacemente in un’altra lingua? E i cugini francesi ci perdoneranno per aver massacrato il grande Alexandre Dumas?

© Marcello Terranova per instArt

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