Udine, una mattina come le altre. Ci fermiamo a bere un caffè (non sarà né il primo, né l’ultimo della giornata). Siamo sommersi dai pensieri, alziamo lo sguardo ed intravediamo Davide Schiacchitano, un amico musicista, che conosco principalmente come contrabbasista dei Luna E Un Quarto. Era un po’ che non ci incontravamo e, fra un sorso e l’altro, ci racconta di questa novità da solista. Entrambi siamo di fretta, ma poche ore dopo Davide mi invia un link per poter ascoltare questo nuovo lavoro.

Non lo nascondo, sono sommerso da link e cd che mi arrivano, per mia fortuna, da ogni dove, ma appena troviamo l’ “attimo” fatidico, restiamo letteralmente affascinati dalla musica e dalla storia! Già, perchè gia dall’ouverture iniziale, con le sue stesse parole, ci svela il viaggio che andremo a percorrere… La storia di Nebbiosa, una ragazza sedicenne che si trova a vivere nella città-fortezza di Tr3SeiZer0, una distopia, un’ipotetica società del futuro (del presente? del passato?), dove nessuno entra, nessuno esce, ed il mondo è tutto circondato da degli invalicabili viedo-wall … tutti gli abitanti di questa città incosapevolmente vivono questa realtà, ma dovranno anche affrontare la decisione del “Padre” (interpreato dalla profonda voce di Fabiano Fantini) di popolarla, da lì a breve, di cittadini artificiali, aiutandosi immergendo l’attuale popolazione in un Profondo Sonno attraverso delle fantomatiche fiale ai “sali d’argento”. Nebbiosa – come spiega lo stesso Davide nelle note introduttive – sarà suo malgrado protagonista di un percorso di autoconsapevolezza, che porterà se stessa e la popolazione di Tr3SeiZer0 a un bivio: la possibilità di poter scegliere le sorti del proprio del destino.

Nebbiosa è quindi uno splendido concept album, che si muove fra sonorità jazz-drumm’n’bass-dub-elettroniche, che si avvale di straordinari compagni di viaggio (in primis la splendida voce di Michela Grena, ma anche tanti tanti altri artisti più che noti della scena musicale italiana), magicamente pensato, costruito ed amalgamato, dedicato ai trent’anni della caduta del Muro di Berlino.

Con lui vogliamo parlare di queste atmosfere inquitetanti, oscure, underground …

Davide: innanzitutto parliamo un po’ di te … Era da un po’ che avevo in mente un sound ben preciso, un’atmosfera sonora, un paesaggio urbano umido e cupo, che potesse rappresentare lo stato d’animo che percepisco attorno a me di questi tempi. Dovevo farlo a modo mio, senza nessun tipo di interferenza, influenzato dai miei ascolti, dalle mie letture e basta. Volevo sentirmi libero di osare senza freni, senza condizioni, senza mediazioni. E sono contento di averlo fatto, ne è uscito un lavoro caldo e freddo, con più livelli di ascolto, denso di sassolini che aspettano di essere trovati da chiunque abbia voglia di perdersi, mosso da ritmiche trascinanti e sensuali. Questo non significa che ho lavorato da solo, in questo percorso ho cercato e trovato molti e affettuosi alleati. Nel frattempo continuano le collaborazioni con diverse formazioni, alcune delle quali risalenti ai primi anni Novanta. Ops..dovevo parlare di me!

Arriviamo a “Nebbiosa”, la tua prima volta da solista: raccontaci un po’ il prologo dell’idea e come hai pensato di svilupparla, partendo da questo titolo pasoliniano In Nebbiosa, che il nome della ragazza protagonista della storia, si fondono e convergono diverse spinte partite da molto lontano: dalle suggestioni legate al trentesimo della caduta del Muro, evento che da bambino mi aveva impressionato e commosso, con i ragazzi berlinesi che prendevano a martellate il muro. E l’album racconta di una popolazione chiusa da mura-schermi invalicabili. Dalla folle storia del massacro di Jonestown. Dal mio lavoro nelle scuole legato all’educazione ai media. Dalla mia passione per Huxley, Orwell e Bradbury. Dall’affetto per Pasolini che dipinse una Milano nera e violenta con una sceneggiatura potentissima dal titolo “La Nebbiosa”, opera che per varie ragioni non fu mai tradotta in film, un racconto in presa diretta, immersivo, delle scorribande alla Arancia meccanica dei ragazzi delle periferie milanesi a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta. Ma più di tutto l’idea nasce dalla volontà di dar vita al personaggio di Nebbiosa, una ragazza che forse volevo conoscere e lasciar andare.

Undici canzoni, che si muovono sui trent’anni della caduta del Muro di Berlino: un progetto forte, sicuramente composito, con il quale hai coinvolto una rosa di musicisti incredibili… Raccontaci un po’ anche di loro … Ci sono dei musicisti in Friuli Venezia Giulia che amo, stimo e ascolto perché impressionato dal loro suono, voce, dal carattere, dalla passione, dalla generosità, dalle cose che hanno da dire. Allora cosa ho fatto? Ho proposto loro di far parte del progetto, dando delle indicazioni ma lasciando libertà di movimento. Non conosco altri modi di procedere. Ho avuto il privilegio del debutto in italiano di Michela Grena, esperimento assolutamente da ripetere; Mirko Cisilino, poeta degli ottoni, ha spennellato qua e la sulla tela; Simone Serafini, genio dell’improvvisazione, sono pazzo del suo suono; Emanuele Pertoldi e Luca Tomassi, mix e mastering, drum, sinth, chitarre e infinite altre cose, mi hanno sostenuto con affetto fraterno e professionalità; Jacopo Casadio è un chitarrista, anzi, un fratello, con cui suono da oltre dieci anni; Dario Senes è un altro chitarrista con moltissime cose da dire e di carattere; Deison è uno sperimentatore immenso; Fabiano Fantini mi ha dato fiducia dando voce al Sindaco Padre, che governa la città di Tr3SeiZer0. Devo moltissimo anche al più giovane, Giacomo Ambrosino, al violino.

“L’esigenza di esprimere in musica come la libertà possa essere compressa o al contrario – accade oggi – diventare trappola volontaria”: ci vuoi spiegare questo concetto? Condividere sui social tutto quello che ci succede. Tutto. Denudarci volontariamente consegnando la nostra privacy nelle mani di multinazionali e governi. Non hai la sensazione che sia diventato un obbligo invisibile? Il potere ha perso il suo carattere punitivo e ha cominciato ad insinuarsi nei meccanismi e nei procedimenti emotivi quotidiani, trasformandosi in qualcosa di apparentemente innocuo, seducendoci. Il soggetto che sfrutta se stesso – scrive Byung chul Han – lo rende vittima e carnefice. Come soggetto che si autoespone e che si autosorveglia, egli è detenuto e guardiano, credendosi liberato da una società normativa, in realtà non fa altro che realizzare i bisogni del sistema, con la differenza però che li percepisce come propri desideri, schiavizzando se stesso. Io trovo questa una splendida fotografia del presente. Avevo bisogno di trasformarla in suoni.

“Nebbiosa” oggi è disco per i tipi di Birdland Sounds: dove possiamo trovarlo? Niente supporto fisico, Nebbiosa è sfuggente, artificiale, vive sulle piattaforme digitali in streaming o scaricabile. Una scelta nata dalla volontà di esprimere assenza, mancanza, vuoto. Ma potrete conoscerla di persona, questa primavera all’ex Convento di San Francesco a Pordenone. Sto lavorando alla presentazione.

Classica domanda finale: progetti futuri? Certamente la presentazione ufficiale del lavoro: credo sarà una serata speciale per chi verrà a sentirci, trasformeremo un luogo di preghiera del Quattrocento in un laboratorio per l’intelligenza artificiale, somministreremo Siero Blu al pubblico-cavia, danzeremo fino al Profondosonno. Imperdibile!

Luca A. d’Agostino © instArt

NEBBIOSA (by Nebbioso)

«A proclamarmi questo non fu Zeus, né la compagna degl’Inferi, Dice, fissò mai leggi simili fra gli uomini. Né davo tanta forza ai tuoi decreti, che un mortale potesse trasgredire leggi non scritte, e innate, degli dèi. Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove.» (Antigone, vv. 450-457)

01) NEW WORLD [ouverture]
Simone Serafini, basso/contrabbasso; Davide Sciacchitano, basso

Io non l’ho più vista,
Non so dove sia ora,
Di certo molto lontano da qua,
Almeno spero per lei.
Voi non c’eravate
Gli ultimi giorni in città
Mentre cercava di convincere la gente
A fuggire da quel posto,
Tr3SeiZer0,
Avreste dovuto vederla Tr3SeiZe0,
Circondata da queste mura altissime,
Sospesa nella Nebbia, un cerchio.
Una città come tante all’apparenza,
Una trappola per topi
Senza che nessuno di noi
Se ne fosse mai accorto, neppure io.
Strade e palazzi, un lavoro,
Uscire la sera con passo pesante.
Io l’ho capito grazie a lei,
Grazie a Nebbiosa che in realtà
il sindaco voleva…
Non voglio dirvi altro.
Dirò solo che quella ragazza l’ho trovata per terra
Che era nata da un paio d’ore
E già lottava per sopravvivere,
Una forza mai vista prima.
L’ho portata con me a casa, l’ho cresciuta
E questa è la sua storia.
La storia di Nebbiosa,
Una storia di obsolescenza programmata dell’Uomo.
Tr3SeiZer0 città-laboratorio
Per gli Uomini-dio.
Questa è la verità.

02) NINNA NANNA
Michela Grena, voce; Dario Senes, chitarra; Davide Sciacchitano, basso, registrazioni ambientali, chitarra, piano; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

Pioggia d’asfalto su di me,
strade distratte, fabbriche.
La nebbia stringe la città,
lasciata qui senza perché.
Non lasciare
Piccole paure
Non lasciare
Decidere per te
(Non lasciare)

Ninna nanna ninna oh
Questa bimba a chi la do (rip)

03) ADOLESCENTI OBSOLESCENTI
Michela Grena, voce; Gianni Flaibani, registrazione presse industriali; Davide Sciacchitano, basso, piano; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

C’era una notte
una città
giganteschi palazzi
e i miei piccoli occhi

Nessuno nessuno
può vedere oltre il muro
non resta che vivere
dentro la nebbia.

Nel basso
di angoli colmi
di buio pauroso
sono cresciuta
Nebbiosa.

Paura all’inizio
ero pietrificata
capelli ribelli
mi hanno salvata

La città sempre buia
sembra mezzanotte
Vorrei dormire partire
Senza posti dove andare

Ma c’eri tu
ti ho visto, scappavi
inseguito da schermi
fuggire, scomparire.

Poi sei riapparso
d’improvviso un’ombra
ho incrociato il tuo sguardo
Chi sei? Perché fuggi?

Bussava la pioggia
sul videowall grande
troviamo un riparo
e poi questo nome: Giusva Secondo

04) LE TUE MANI ADDOSSO
Michela Grena, voce; Davide Sciacchitano, basso, voce, registrazioni ambientali, ukulele; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

Lui
dice “Sei bella
come un pensiero
di fuga dal mondo.
Sei un’eresia,
stanotte viviamo,
sei solo mia.
La città è fuori,
qui dentro noi due”.

Poi scuro in viso
mi sfiora la mano
il freddo dei led
inonda la via.
Ora anche dentro
everywhere blue,
gli occhi ghiaccio
la voce che dice:

“Unisciti a noi
contro l’ordinanza
del Profondosonno:
dormire per sempre
è uguale a morire;
il sindaco Padre
ci ha reso dei figli
nutriti a fobie

Ma adesso rivuole
prendersi tutto.

Non vedi la gente
cammina per strada
con passo pesante
va in cerca di fiale
con sali d’argento
il siero è cianuro
lo fanno ingoiare.

La rivoluzione è provare a fuggire,
almeno il pensiero che esista un futuro,
non solo parole, non solo paure.

05) ALGORITMO DELLA PAURA
Michela Grena, voce; Davide Sciacchitano, basso, tastiera; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

Il torpore è già iniziato
non c’è modo di fermarlo
l’uomo ha spento la ragione
la paura è il suo veleno.

se produci troppo poco
sarai carne da macello

La tua vita andrà in diretta
le persone come automi,
senza ormai nessun calore,
il vento svanirà la vita.

Il Partito lo ha deciso:
cancellare ogni dolore
c’è un siero blu per tutti
nelle fiale di cianuro

Lo confermano i miei dati
sugli acquisti di sostanze:
il 96 per cento
di tutta la popolazione
prenderà per via orale
500 milligrammi.

(cambiare tutto)
(cambiamento)

Ma che cosa vuole dire?
han tutti voglia di morire?
Non ci credo, non capisco,
Padre uccidi i tuoi figli
dopo averci dato casa
e protetti con il muro?

Non esiste che in città
tutti debbano sparire
pazzo lui che lo ha voluto
anche noi se lo vorremo
Che cos’è profondosonno?
Siamo tutti spettatori
schiavi della libertà.

06) TR3SEIZER0
Michela Grena, voce; Jacopo Casadio, chitarra; Davide Sciacchitano, basso, registrazioni ambientali; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

Le luci della città

un’azione quotidiana
ripetuta all’infinito
si schianta contro schermi
a basso costo.

La libertà

un soggetto sottomesso
crede di essere un progetto
si autoimpone costrizioni
siamo falene
addosso ai lampioni

Cammino nella nebbia, il cerchio sembra quadro
Il Padre è un criminale, ha diffuso le psicosi
alzando un muro tondo che impedisce di vedere
facendoci accettare la scomparsa del futuro
è vietato entrare e uscire, immaginare altre città
e così nessuno fugge, fuggirebbe da che cosa
(il mondo)

Vedo Treseizero formicare anche di notte
proiettare nei tuoi sogni sogni di celebrità
fino a spegnere quei sogni ed accendere illusioni
è così che tutti vogliono provare il siero blu.

Uno schermo circolare ci separa dal reale
vanno in onda tutti giorni panorami suggestivi
che qui chiamano “intervallo”, e poi dopo “carosello”.
Don’want to wake up in a city that doesn’t sleep (rip)

07) SPECCHIO SPECCHIO
Michela Grena, voce; Davide Sciacchitano, basso, tastiera; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth

Lo sguardo che
lo specchio dà
lo spazio è
tra me e me

l’immagine
che scivola
sull’indice

più grande se
vicina a me

Sedici anni li ho vissuti ogni giorno, chi lo sa
Aspettavo chissà cosa ma Nebbiosa eccoci qua
Oggi vedo un’altra donna, l’altra è ancora chiusa là
dietro a schermi ed ai fantasmi che produce la città.

08) PROFONDO SONNO
Michela Grena, voce; Giacomo Ambrosino, violino; Davide Sciacchitano, basso; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth

Davanti a te
mi sento piccola
nel tuo palazzo
dentro il mio stomaco
dimmi soltanto
dov’eri tu
la notte che
io sono nata
il tuo disegno
non lascia scegliere
che senso ha Profondosonno?

Qualcuno c’è
lo ha già bevuto
il siero che
toglie il pensiero
chissà chi altro
ha resistito?

L’assedio inizi
andiamo a prenderlo
Sarà punito senza processo.

Non lasci scelta
tu non sei più il Padre
tu non esisti più
il muro apre.
Hai scritto leggi
e alzato fruste
Giustizia è
far scelte giuste.

09) PADRE NOSTRO
Fabiano Fantini, voce; Deison, eletronica; Mirko Cisilino, corno; Davide Sciacchitano, basso, chitarra; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra;

La città è fuori.
Me ne giunge a volte,
nel frastuono della sera,
il suono delle sirene.
Siete ancora la mia famiglia,
piccoli uomini/piccole donne
Avete una casa, un lavoro, la sicurezza. La popolarità.
“Tutto perfetto”, no?!
Il grande momento è appena cominciato. Grazie al vostro sonno, Treseizero si risveglierà!
Lo so, miei cari, a volte può essere difficile, quando si desidera un cambiamento che non giunge. Ma non dovete agire da soli, dovete obbedire, dovete cedere e sottomettervi alla schiacciante necessità dell’obbedienza.
Sto pensando a un’evoluzione del genere umano, Treseizero come laboratorio per la sperimentazione dei nuovi uomini. E voi…siete i miei topolini…

Ho costruito Tr3SeiZer0 per dare una casa ai vostri incubi, un muro per contenere i vostri sogni, altrimenti vi sareste fatti male là fuori, nel mondo.

Un giorno questa città-modello di efficienza, tornerà alla sua forma nebulosa, errerà nei cieli, priva di parassiti.
L’ordigno, lo squilibrio, la malattia. Trovare la salute attraverso la catastrofe.

10) PARA BELLUM
Michela Grena, voce; Davide Sciacchitano, basso, tastiera; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra;

Mister tamburino non ho voglia di scherzare
tutto il tempo qui da sola ho imparato a camminare
Giusva presto apri la porta fammi entrare per favore
sono corsa qui stanotte, ché domani sarà tardi

Ora so chi è il Padre, cosa vuole e perché
ha incantato tutti quanti con la sua verità
costruito un impero, sabotato il pensiero
Voglio andare dritta al muro, liberare Tr3SeiZer0.

Alle quattro del mattino, questo muro crollerà
hey padre, prenderemo la città!
lascia in pace la tua gente, prima che venga domani
stanno tutti aspettando il giorno del Profondosonno. (rip)

Turn off your mind relax and float down stream
It is not dying, it is not dying

questa Nebbia.
Ne sono grata;
Riempie i vuoti,
e guardo dentro me:
E vedo tutti,
attirati dalle luci,
dal bagliore dello schermo
che inonda la mia stanza.
Riempie i crani della gente
al punto che non vede più
Guarda adesso come piove
sei ferita, umanità.
Via le lame via il dolore
Voglio anch’io il siero blu.

11) GLORY HOLE
Michela Grena, voce; Mirko Cisilino, tromba; trombone; Davide Sciacchitano, basso, piano; Emanuele Pertoldi, batterie elettroniche, sinth; Luca Tomassi, chitarra

E così credevo di aver capito tutto io, 
di saper distinguere il buono dal cattivo 
il dentro dal fuori, il reale dal virtuale
le lacrime dalla pioggia.

Alla fine son riuscita
a guardare oltre il muro
ma ho visto le stesse paure
ho sentito la gelida brezza.

Eravamo in tanti
ma non tutti
hanno scelto
di uscire,
preferendo
la gabbia,
il bagliore
la nebbia
anziché
l’aria calda.

Sono sola,
con le mie
vecchie paure
con la solita andatura
a due passi dalla gente
a un milione di chilometri
Perché non sei con me?

REGISTRAZIONE
Tutti i brani sono stati registrati negli studi: Emanuele Pertoldi, Lestizza; Master Studio di Max Passons, Udine; Francesco Marzona, Udine; Luca Tomassi, Perugia, Dymo studio di Luca Brunetti, Udine.

MIX e MASTERING
a cura di Emanuele Pertoldi e Luca Tomassi

GRAFICHE:
Dora Tubaro

AUTORE:
Davide Sciacchitano

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