Si aprirà il prossimo 29 ottobre l’attesa 30^ edizione del Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone, promosso come sempre da PEC – Presenza e Cultura con il CICP – Centro Iniziative Culturali Pordenone, curato dai direttori artistici Franco Calabretto e Eddi De Nadai, realizzato in collaborazione con Promoturismo Fvg, Fondazione Friuli, Bcc Pordenonese e Monsile con il supporto della Diocesi Pordenone Concordia. In attesa di svelare il cartellone musicale di un’edizione che festeggia ben tre decenni di programmazione nel segno della spiritualità in musica, il conto alla rovescia sarà scandito da percorsi espositivi collegati al filo rosso tematico degli eventi 2021, quello della figura materna, nella simbologia iconica della Trinità.

“Gotica. Contrappunti d’architettura” titola la mostra che esplora l’accezione religiosa e accogliente del “materno”, che si aprirà al Centro Culturale Aldo Moro di Cordenons sabato 4 settembre, alle 17.30: una personale dell’artista sacilese Daniele Indrigo, visitabile fino al 25 settembre con green pass e ingresso gratuito (con prenotazione obbligatoria inviando mail a media.naonis@libero.it) il lunedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 16.00 alle 19.00. Realizzata a cura di Giancarlo Pauletto per il coordinamento di Maria Francesca Vassallo e Mario Giannatiempo, è questa la 471^ mostra d’arte promossa dal Centro Iniziative Culturali Pordenone, alla quale collaborano il Comune di Cordenons, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, l’Associazione Media Naonis, Presenza e Cultura e la Casa dello Studente Antonio Zanussi Pordenone. All’inaugurazione interverranno, con l’artista Daniele Indrigo, il curatore Giancarlo Pauletto e il condirettore artistico del Festival Internazionale di Musica Sacra Franco Calabretto. È previsto un intermezzo musicale con la flautista Maria Lincetto, a cura del Conservatorio Tomadini di Udine.

“Gotica. Contrappunti d’architettura” proporrà in esposizione oltre 20 fotografie riprese in Francia e Inghilterra, di grandi dimensioni (cm61xcm81). Si tratta di fotografie dedicate alle grandi Cattedrali gotiche. Daniele Indrigo traduce la sua ispirazione in una serie di immagini in bianconero circoscritte alla grande stagione dell’arte gotica, con dettagli e suggestioni architettoniche. Un progetto avviato nel 2009 e tuttora in divenire. Ciò che incanta l’autore, nella sua ricerca attraverso l’Europa delle cattedrali, è ancora una volta il disorientamento e nello stesso tempo quasi l’ipnotismo che cattura di fronte a questi incredibili scenari. Per questo il fotografo va a rimarcare le audaci soluzioni costruttive, la possanza di archi e nervature, la perfezione dell’apparato decorativo. Ne risulta una forma di fotografia che oscilla tra “paesaggio architettonico” e dettagli vicini quasi al gusto astratto. L’originale ripresa delle strutture e degli elementi portanti dell’arte gotica ne rilancia gli aspetti più affini alle rigorose forme dell’armonia musicale e del contrappunto, quasi si trattasse di un intricato ma sempre armonioso spartito a più voci. La stampa perfetta e rigorosa della tecnica “fineart”, corredata da un trattamento sapiente dell’immagine per restituire tutta la brillantezza e la tridimensionalità della raffinata gamma di chiaroscuri, offre alle opere la loro inconfondibile cifra di qualità, eleganza, originalità espressiva.

«Le inquadrature “oblique” di Indrigo – spiega il curatore Giancarlo Pauletto – sembrano voler intensificare il senso di meraviglia e quasi di vertigine che lo sguardo, nel suo errare tra pareti e pilastri, volte e crociere, sperimenta, con ciò entrando in contatto con un “sacro”, che è quello infinito della divinità e che dunque è “vertiginoso” per natura. Penso qui alla cattedrale di San Gervasio e Protasio a Soissons, in Francia, alle alte crociere prese d’infilata a Salisbury e a Wells, alla cattedrale di Notre Dame ad Amiens, dove è la presenza inaspettata delle due figure-cariatidi sulla destra ad impersonare, per lo spettatore, la presenza e la curiosità umana di chi entra ed esplora l’aria grandiosa della costruzione». Ci sono poi le “fotografie-gioiello, fotografie-scrigno, fotografie in cui si staglia una preziosità che carica gli spazi di un’intensa aura mistica”. Come per il luminoso spazio dell’organo nella cattedrale di Wells, la raggiera di archi e colonne che si alzano fino alla volta nella cattedrale di Beauvais, il grande lampadario che pende dalla volta a Soissons, incastonato nel gioco della luce. Ma l’obiettivo inquadra anche il gioco dei pilastri, a Salisbury, o riferisce in maniera perfettamente ortogonale sulla navata centrale di Senlis. o ancora inquadra, ad Amiens, la predicazione del Battista o il battesimo di Cristo.

Daniele Indrigo (1965) fotografa dal 1996. Dal 2003 lavora esclusivamente in digitale, stampando prevalentemente in bianconero con tecnica fineart ai pigmenti di carbone. Predilige il paesaggio naturale, lo studio d’immagini d’architettura e d’arte antica, le arti performative. Tra i suoi progetti: Terre/Sogni (2004), Gotica (2009), Vizi e Virtù con Arlecchino (staged photography realizzata con l’artista performer Claudia Contin Arlecchino, 2011), Miti e Matera la città dei sassi (2015), Fær Øer.

Comunicato stampa

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