Cividale del Friuli, 23/07/2003 – Mainerio – Foto Luca d’Agostino © Phocus Agency

Bel pomeriggio quello del 20 settembre ad Aquileia, in cui Piazza Capitolo si è fatta palcoscenico per ospitare Glauco Venier e il suo “Insiùm”, sogno, appunto, con cui riprende il repertorio friulano, rileggendolo e valorizzandolo in una chiave nuova, assieme alla collaborazione di musicisti di fama internazionale tra cui il direttore e arrangiatore jazz Michele Corcella, con il quale ha portato alla luce il progetto dedicato a Mainerio, proposto in questo concerto.
Di tale bella iniziativa ci ha parlato proprio Glauco Venier, lo scorso mese, rilasciandoci un’intervista che potete rileggere qui.

La simpatia dei musicisti e la bella musica hanno coinvolto il pubblico presente, la piazza aquileiese si è trasformata in uno spazio senza tempo e senza confini in cui le note del passato hanno trovato un punto d’incontro con il nostro presente.
Ricordiamo che Giorgio Mainerio è stato un compositore vissuto tra il 1535 e il 1582, particolarmente noto per il brano Schiarazula Marazula, ma anche per le sue opere sacre composte durante il suo incarico come maestro di cappella nella Chiesa Patriarcale di Aquileia, che, assieme alla sua lunga permanenza udinese, lo rendono un personaggio da ricordare nel legame con il nostro territorio. Come lo stesso Glauco Venier ci ha raccontato, il frontespizio de Il libro dei balli di Mainerio recita: “Melodie da suonarsi con ogni sorta di strumento”, un chiaro invito dell’autore a fare della propria musica ciò che si vuole. E gli esecutori di questo concerto lo hanno fatto, in un’atmosfera divertita e coinvolgente. Un plauso quindi a tutto l’ensemble diretto da Michele Corcella e formato da Antonello Sorrentino alla tromba e al flicorno, Max Ravanello al trombone, Marcello Allulli al sassofono tenore e soprano, Simone la Maida al sassofono contralto, al clarinetto e al flauto, Alfonso Deidda al sassofono baritono, Glauco Benedetti alla tuba, Glauco Venier al pianoforte, Alessio Zoratto al contrabbasso, Luca Colussi e Marco D’Orlando alle percussioni.

Unica nota grigia e forse un po’ contraddittoria, sono stati, nelle presentazioni dei brani, i frequenti riferimenti e paragoni con la musica contemporanea, dalla quale traspariva una chiara volontà di distanziamento; mentre sono proprio i progetti come quello dell’Insiùm e in particolar modo questo dedicato a Mainerio, a dimostrare come la musica possa essere il luogo in cui le contaminazioni e l’abbattimento delle barriere geografiche, temporali e di genere siano necessarie al raggiungimento della potenza e dell’efficacia comunicativa, o più generalmente del bello.
Non dovrebbe forse essere questo lo scopo della Musica?

Maria Beatrice Orlando © instArt

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