Prosegue a pieno regime il mese più intenso della Stagione Concertistica 2019 di Chamber Music: aprile presenta infatti ben tre concerti di altissimo livello, tre occasioni per riascoltare e riabbracciare i vincitori delle passate edizioni del Premio Trio di Trieste.

In soli quindici giorni è stato possibile assistere ad un salto di vent’anni: dopo il Trio Debussy (vincitore 1997, nuovamente al Ridotto del Verdi lunedì 1 aprile) è stata la volta del Trio Gaon, che nel 2017 si aggiudicò il premio con votazione unanime della giuria. E che nella serata del 15 aprile ha incantato nuovamente il pubblico triestino con un’esibizione solida, convincente, appassionata.

Nato nel 2013 a Monaco di Baviera e costituito da musicisti diplomati al Conservatorio della città tedesca, il Trio Gaon ha saputo in brevissimo tempo imporsi a livello internazionale, vincendo diversi importanti riconoscimenti. Oltre al Premio Trio di Trieste 2017 vanta il gradino più alto sul podio anche nel “Joseph Haydn Chamber Music Competition” a Vienna e nel “Music Prize of KulturKreis Gasteig e. V.” di Monaco. Si esibisce regolarmente in Germania, Francia, Belgio, Austria e Corea del Sud, in sale prestigiose e con repertori anche molto diversi tra loro a cui sa sempre dare un tocco molto personale.

Estremamente variegato anche il programma studiato per il loro ritorno a Trieste, sul palco che li vide vincitori due anni fa. Si è aperto su tre brevi duetti di Mendelssohn, scritti originariamente per due voci e pianoforte: Il Volkslied op.63 n.5, il Sonntagsmorgen op.77 n.1 e il Herbstlied op.63 n.4. I duetti op.63 furono originariamente composti per intrattenere ospiti illustri della dimora berlinese della famiglia Mendelssohn e prendono ispirazione da poesie per cercare di trasportare quelle sensazioni in musica. Il n.4 Herbstiled lamenta la fine dell’estate basandosi su dei versi di Carl Kligemann, mentre il n.5 Volkslied si ispira ad una poesia di Robert Burns, che narra il desiderio di proteggere un amico da tempeste reali e metaforiche.

Temporanea pausa tra queste due piccole tempeste emotive (e di certo non a caso posto proprio in mezzo agli altri due brani), il Lieder op.77 rallenta e dipinge una tranquilla domenica mattina da parte di un Mendelssohn innamorato che aveva appena conosciuto la sua futura sposa.

Entrambi componimenti in cui il Trio Gaon sa immedesimarsi perfettamente: con i loro rapidi cambi di ritmo e le loro accelerazioni sembrano composti appositamente per un ensemble come il Gaon, che sa fare del trasporto e dell’emotività trasmessa la sua carta vincente. E’ fortemente appassionata la prova di Jehye Lee al violino: tutto in lei -dallo sguardo intenso alle continue oscillazioni sulla sedia cullata dalla musica- ha mostrato un’immedesimazione e un saper calarsi nelle note che è riuscita a trasmettere al pubblico in modo quasi “fisico”, come un’onda d’urto verso le file della platea.

Ad accompagnarla nella sezione degli archi un Samuel Lutzker al violoncello, apparentemente meno protagonista (solo per la presenza scenica più moderata) ma altrettanto bravo a interpretare la musica e a -a seconda dei brani- accodarsi al violino, accompagnarlo o ghermigli temporaneamente lo scettro da protagonista. Tutti ruoli ricoperti con grande piacere e divertimento innanzitutto per sé stesso, come è potuto trasparire dai continui sguardi -a volte attenti, a volte compiaciuti- e dai sorrisi da lui rivolti a Jehye Lee per tutta la durata del concerto, segno di una continua lettura dei movimenti di lei per riuscire a interpretarli. Un piccolo “spettacolo nello spettacolo”  molto gustoso, quello di seguire le sue occhiate e cercare di immedesimarsi nel suo modo di adattarsi e integrarsi al violino.

Ancora Mendelssohn a seguire, stavolta con il Trio in re minore op.49, che con la sua passionalità e il suo calore ha saputo portare il pubblico in un’entusiasmante cavalcata in cui tutti e tre i musicisti hanno saputo dimostrare le loro doti. Si conferma sempre estremamente presente la Lee al violino, e in diverse sezioni è bravissimo Lutzker a dare risalto al suo violoncello, in particolare nel Molto allegro e agitato dove sta a lui introdurre il tema principale, solo in seguito ripreso dal violino.

Non si è ancora nominato Tae-Hyung Kim al pianoforte. Non per una minor importanza dell’apporto di tale strumento -anzi!- ma perché è nel Trio n.1 che Kim sale alla ribalta e sa dimostrare in svariate sezioni il suo virtuosismo e la sua abilità nell’andare da passaggi rapidi e brillanti a veloci decelerate verso sezioni lente e discrete; da sezioni da protagonista (come nell’Andante con moto tranquillo) ad altre in cui -pur da “semplice” accompagnamento agli archi e facendo quasi da sezione ritmica- sa comunque imporre una propria personalità, come nel finale Allegro assai appassionato dove la sua introduzione è in grado di dettare il ritmo dell’intero movimento.

La seconda parte presenta uno schema simile alla prima, con tre brevi duetti a introdurre un Trio. I duetti sono però stavolta di Brahms e sono tutti tratti dai Duetti op.66 scritti nel 1875. Anche qui l’ispirazione arriva da poesie: per il Klänge I il contronto tra natura e amore; per il Klänge II  quello tra morte fisica e fine dell’amore; per Am Strnade il riposo su una spiaggia cullato dal suono dell’oceano.

Si torna nuovamente a Mendelssohn per il Trio n.2 in do minore op.66, opera matura che a tratti -come nel primo movimento- si discosta anche molto dallo stile del compositore di Amburgo.E’ ancora una volta esemplare Tae-Hyung Kim nell’interpretare un incipit che vuole essere pieno di tensione per introdurre al meglio il tema principale, furioso e vorticoso. Si torna poi a stmosfere maggiormente “mendelssohniane” fino ad un finale Allegro appassionato  che tira le fila dell’intero Trio, riprendendo la tensione iniziale e contrapponendovi il tema principale. Per portare poi il tutto ad un finale dove il Trio Gaon sa ben amalgamarsi per restituire un unicum sonoro travolgente e festoso.

Il Trio Gaon riprende quindi da dove aveva lasciato due anni fa: convincendo pienamente e interpretando al meglio ciò che il suo nome vuole trasmettere. “Gaon” è infatti una parola coreana che può significare “centro del mondo” o “generare calore”: entrambi effetti che il Trio sa dare alla musica nelle proprie interpretazioni e che hanno saputo trasmettere anche nella data al Ridotto del Verdi.

L’intenso aprile di ACM – Chamber Music Trieste non è finito: il 29 aprile tornerà a Triesre il duo ucraino Volodymyr Lavrynenko (pianoforte) – Olena Guliei (violoncello), vincitore 2015, che farà vibrare la Sala Ridotto del Verdi con musiche di Stravinskij, Šostakovič e Rachmaninov.

Luca Valenta / ©Instart

 

 

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