Il terzo appuntamento della quarantesima stagione dell’Accademia di Studi pianistici “A. Ricci” è il frutto di una sinergia con il festival “Nei suoni dei luoghi”, che ha portato il giovane pianista polacco Tymoteusz Jan Bies ad esibirsi nella suggestiva cornice di villa  De Claricini Dornpacher di Bottenicco di Moimacco, invece che nell’Aula Magna di Palazzo Antonini, ed a rinunciare, per una volta, al tradizionale format della conferenza-concerto. Infatti, il biondo virtuoso non ha dovuto spiegare ciò che suonava, ma si è lanciato direttamente nel programma. Che  più romantico di così non si può, basato com’è su due numi tutelari  del romanticismo: Franz Schubert e Frédéric Chopin.

S’inizia con i quattro Improvvisi op. 90 di Franz Schubert e fin dalle primissime note del struggente Allegro molto moderato Bies riesce a calarsi dentro il complesso periodare schubertiano con una sensibilità che colpisce ciascuno dei numerosi presenti. Vedere questo angelo biondo scavare con la sua arte l’incessante fluire tematico di Schubert è pura bellezza. Con il suo raffinatissimo tocco i temi di questo Schubert diventano vivi, palpitanti, carne e sangue. L’Allegro che segue ha una sgranatura di rara perfezione e, anche qui, i temi sono suonati quasi con eroismo. L’Andantino con quel suo incedere malinconico è reso con la dolcezza e la grazia di un quadretto biedermaier, ma assolutamente privo di leziosità. L’Allegretto, che conclude questo capolavoro dell’opera 90, ci fa ripiombare nell’atmosfera del primo Improvviso, ma con un contesto armonico, splendidamente illuminato da Bias, che ci fa percepire come tutto stia avvicinando alla fine degli Improvvisi, della musica, della vita….commossi applausi salutano questo  Schubert, che lascia il posto a Frédérich Chopin e alle sue Mazurche op. 17. Cosa si può desiderare di più? Un pianista giovane, bello, biondo e polacco che suona Chopin, non è il massimo? E in effetti è il massimo perché l’angelo biondo ha vivissimo il senso del periodare Chopiniano con il  suoi trattenuti e gli scatti improvvisi. Si percepisce chiaramente nell’esecuzione del giovane virtuoso polacco un’estrema  naturalezza nell’affrontare il  linguaggio di Chopin. Anche qui siamo di fronte ad un’esecuzione di grandissimo valore, che evidenzia tutta la malinconica nostalgia di Chopin per la sua patria lontana. Il finale di concerto, che non ha interruzione, è, ancora, tutto chopiniano e vede l’esecuzione del Preludio op. 28 n. 15 in re bemolle maggiore, il n. 17 in la bemolle maggiore e della Barcarola in fa diesis maggiore op. 60. Si è già detto del modo che ha Bias di affrontare Chopin, per cui non mi dilungherò oltre se non sottolineando che anche questo finale ha lasciato il pubblico a bocca aperta per la commovente esecuzione.

L’uragano di applausi che saluta la  fine del concerto convince il giovane virtuoso a concedere due bis con Szymanovsky.

© Sergio Zolli per instArt