FINO AL 30 MAGGIO IN MOSTRA LA DONAZIONE STACCHI DI EX LIBRIS DANNUNZIANI ALLA BIBLIOTECA ISONTINA

E’ stata inaugurata, e rimarrà visitabile fino al 30 maggio, sullo scalone d’onore della Biblioteca statale Isontina, la mostra “50 ex libris dedicati a D’Annunzio dalla collezione Stacchi”, a cura di Giuseppe Cauti e Luigi Bergomi. “Si tratta – spiega il direttore della Bsi, Marco Menato – di piccole incisioni di autori contemporanei, italiani e stranieri, soprattutto dell’est Europa, dove l’ex libris è ancora molto vivo. Un viaggio nel mondo del libro e in quello dannunziano, da un lato molto speciale”.
Gli ex libris, lo ricordiamo, hanno remota origine: foglietti a stampa da matrici xilografiche o calcografiche, riportavano dopo la dizione ex libris il nome del proprietario del libro e venivano incollati sulla prima guardia interna, connotando i preziosi testi di biblioteche pubbliche o private ed attestandone il possesso. A partire dal Cinquecento- uno dei primi venne addirittura inciso da Durer – vista la rarità dei libri, costituirono rarissimi simboli di censo e potere culturale ed economico e seguirono, nello scorrere dei secoli, l’evoluzione dei movimenti d’arte e di pensiero, appropriandosi dei contenuti teorici e delle risultanze iconografiche e nobilitandole.
Verso la fine dell’Ottocento, auspici le profonde mutazioni indotte nel costume dalla Rivoluzione francese, è nato l’ex libris moderno, non più soltanto elitario segno di possesso del libro, o dell’avere, ma soprattutto simbolo dell’essere di un uomo colto, consapevole delle molteplici libertà espressive, esistenziali, tematiche, tipiche della innovatrice cultura decadente. Scintillante punto d’arrivo del pensiero, il decadentismo rivelò la Bellezza (e l’Orrore) della vita interiore, vividamente rappresentandola in forme eclatanti e sconcertanti, alla maniera, tanto per intenderci, di Gabriele D’Annunzio.
E proprio il Poeta, i cui simboli personali sono stati incisi dai più importanti artisti dell’epoca, da Sartorio a De Karolis, Cellini, Pettinelli, Fingesten, può essere considerato il principale promotore dell’ex libris moderno, nei definitivi termini di segno dell’Uomo, metafora visuale dei suoi inscindibili nessi con il libro, l’arte, la letteratura.
Nel 1988, il concorso internazionale per l’esecuzione di un ex libris nel Cinquantenario dannunziano, omaggio elegante ed inconsueto al pressoché sconosciuto ruolo del Poeta quale letterario reinventore di questa poco nota categoria dell’Immaginario, ha avuto la partecipazione dei migliori incisori di tutto il mondo, oltre settecento, con circa millecinquecento opere.
La singolare potenzialità di questo non comune insieme, campionatura archetipica di tutte le tecniche dell’incisione, dalle xilografiche alle calcografiche, litografiche, serigrafiche, non è sfuggita al goriziano Claudio Stacchi, attento e colto collezionista e studioso, tanto da indurlo ad una paziente ricerca e codificazione, i cui esiti hanno motivato la donazione alla Biblioteca Isontina di un importante corpus di oltre un centinaio di opere.
Le qualità formali e la pluralità di scelte figurative degli ex libris donati sono evidenziate dalla riduttiva esemplificazione di alcune opere, dal “Trionfo della Morte” dello slovacco Albin Brunowski, vincitore del primo premio, a quelle di incisori italiani, dal milanese Franco Rognoni al goriziano Franco Dugo, ai triestini Furio De Denaro e Bruno Chersicla, al piacentino Bruno Missieri.
Questa scelta rappresenta simbolicamente uno straordinario “omaggio corale al mito di D’Annunzio”; la definizione è di Egisto Bragaglia, il più grande storico italiano dell’ex libris, che nel 1988 scriveva: “Se oggi potesse sfogliare i foglietti che portano il suo nome e quello della sua Pescara, Gabriele rivivrebbe la sua vita, i suoi sogni, le sue speranze, le sue illusioni. In adesione alla dottrina del Superuomo ha tutto osato per entrare nel mito e questi ex libris sono tessere di un mosaico che racconta la leggenda della sua vita, intessuta con i fili della fantasia e dell’azione. Così Gabriele D’Annunzio, poeta, narratore ed eroe che ha costruito la vita come un’opera d’arte e praticato l’arte come motivo di vita, potrebbe rileggere in questa immagine corale e gigantesca, il senso più vero della sua avventura umana, ripetendo con orgoglio: Io ho ancora quel che ho donato”.

La mostra viene proposta in occasione del Festival èStoria ed è visitabile negli orari di apertura della biblioteca.

comunicato stampa

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