Ore 19,45 Teatro Nuovo Giovanni da Udine
Lost, Found (Perduto, Trovato) di Lue Yue (China 2018)
L’ospite più attesa dell’intero festival era senz’altro Yao Chen, attrice di rara eleganza e vero e proprio fenomeno mediatico di massa nel suo paese con proporzioni che per noi sono impensabili. È uno dei personaggi più noti e cliccati nei social cinesi e si è visto al Nuovo con uno spiegamento di media e di fan quasi del tutto inedito.
I meriti della Chen praticamente finiscono qui perché stando alla proiezione del suo ultimo lavoro altre qualità non se ne vedono. Certo presentando il film e ricevendo il Gelso d’oro come premio alla carriera ha dimostrato affabilità ed empatia con il pubblico anche se a tratti è apparsa un po’ snob e distaccata, quando sono partite le prime sequenze del film si è subito compreso quanto fosse completamente fuori registro, dalla recitazione legnosa e monocorde, in alcuni momenti addirittura fuori controllo per sguaiatezza e intemperanza.
La vicenda racconta dei problemi di due donne che appartengono a diverse classi sociali. La protagonista quasi sempre ossessivamente in campo con un’espressione altera, sfibrata e drammatica, interpretata dalla famosa attrice è Li Jie, una avvocato divorzista molto rigida e arrivista che a propria volta sta divorziando e contende al marito l’affido della figlia. La seconda donna è Sun Fang una del popolo con una vita ai limiti della sussistenza disposta a tutto pur di sfamare la propria bimba malata come cedere alle lusinghe degli strozzini e perfino cercare di vendere un rene.
Le vite delle due si incrociano prima casualmente e poi in modo drammatico.
Sun Fang diventa la tata della avvocato accudendone con grande dedizione la figlia. Come si dice: dal sodalizio al dramma è questione di un attimo Sun Fang rapisce la bambina che le era stata affidata. Comincia una lunga caccia alla rapitrice, cercandone le tracce vengono alla luce i precedenti e il destino drammatico della donna. La propria piccola creatura malata le era morta tra le braccia perché non aveva abbastanza denaro per farla curare.
Il film in se, almeno dal punto di vista estetico, è ben confezionato e gode di un ottima fotografia e di ambientazione superba. Notevoli molte scene in esterna. In realtà il film ha poco da dire e lo fa in malo modo. L’utilizzo dei sentimenti umani più bassi e il colpevole uso ricattatorio delle lacrime e dell’assenza. Nemmeno a dirlo dopo cento minuti di film tutto si risolve per il meglio, almeno per la ricca avvocato.
La poveretta che nel suo dolore ha rapito la bambina dell’altra per compensazione nel finale si suicida per completa disperazione. Del tutto inaspettato poco prima dei titoli di coda piomba sugli spettatori attoniti e provati dai tanti piagnistei, lo spiegone che sottolinea gli intenti del film e ne svela i limiti. Si esprime il vago senso di colpa che le nuove classi di arricchiti della società cinese provano nei confronti di quelle più misere.
L’ avvocato Li Jie pur con tutti i suoi problemi risolve tutto proprio perché ha disponibilità finanziarie e frequenta un certo ambiente; a Sun Fang non resta invece che buttarsi a mare. Il discorso della ricca borghese cinica e in carriera che dopo la disgrazia ha imparato ad essere una madre più degna e paziente suona falso e consolatorio proprio di una società di arricchiti, quelli che Gadda definiva: Squali.

Ore 21,50
Eerie (Inquietante) di Mikail Red (Filippine 2019)
Un piccolo Suspance-Horror ben confezionato ma che non ha proprio niente da dire e non dice niente. Nel cinema di genere filippino la tematica pseudo religiosa la fa spesso da padrone denotando un’ossessione culturale e psicologica tipica di quel contesto.
Nella pellicola si raccontano le tristi vicende del college femminile Santa Lucia dove un gruppo di ferocissime suore infierisce con brutalità su un gruppo di allieve, tanto da spingerle all’autolesionismo, alla disperazione e perfino il suicidio. Una voce fuori campo ci introduce e accompagna nella triste vicenda. E’ quella della giovane psicologa del college che cerca di risolvere i misteriosi casi di violenza e che, infine , sacrificherà la propria vita per il bene delle piccole.
Porte che scricchiolano, ombre, rumori, lampi, colpi, apparizioni, fantasmi e tutto il catalogo degli effetti disturbanti dell’horror classico vengono utilizzati intelligentemente dal registra per far salire una certa tensione negli spettatori. I buchi anzi le voragini in sceneggiatura sono però, assolutamente evidenti con un plot così sconclusionato che a volte si sfiora l’auto-parodia.
Basterebbe dire che la vicenda parte dal fatto che nel cuore della notte una delle collegiali sente il bisogno di recarsi al bagno. Ha una grande paura perché ai servizi igenici, invariabilmente ogni notte appare il cadavere di una ragazzina che si è impiccata sopra una tazza. Con tutta la buona volontà il fantasma al cesso sembra poco credibile e procede sul crinale del comico e del ridicolo quando vorrebbe essere, al contrario, spaventoso. Buona ed efficace la messa in scena e piuttosto in parte quasi tutti gli attori, in ogni caso di un horror così banale e scontato si può davvero fare a meno. Come si dice nel film: Benedetto è chi crede senza vedere.

Ore 23,50
MissBehavoir (Comportamento scorretto) di Pang Ho-cheung (Hong Kong 2019)
Micidiale, divertentissima e colorata commedia trash sull’amicizia e sulla solidarietà. 88 minuti di scoppiettanti battute, spesso irriverenti, salaci e di grana grossa, fatte di una comicità greve e grossolana che non si risparmia proprio niente, dai rumori intestinali ai venticelli di pettorute signorine in ascensore, ai siparietti coprofagici dove letteralmente si rimesta nella tazza del water fino alle barzellette da caserma a sfondo sessuale.
È un umorismo tutto Honkonghese molto trasgressivo e decisamente fuori dal politicamente corretto che però, a pensarci bene, non è poi troppo lontano, per volgarità e rozzezza, da quello della premiata ditta Boldi-De Sica che spesso riflettono sulle medesime tematiche intestinali.
La trama è poco più che un pretesto per irresistibili gags e battute di spirito: un gruppo di amici che, per tutta una serie di motivi, hanno finito per evitarsi tra gelosie e rancori, si trova costretto dagli eventi a riunirsi nel breve spazio di un pomeriggio per salvare la reputazione di una loro amica impiegata che, in ufficio, ha servito ad un importante cliente una gran tazza di latte appena munto dal seno della propria capufficio, giovane potente puerpera, al posto del latte normale, naturalmente all’insaputa di tutti.
Urge trovare altro latte materno prima che il regale pupo debba essere allattato e la sfortunata amica licenziata in tronco. I nostri eroi tra battute, doppi sensi, avventure picaresche di ogni tipo riusciranno infine nell’impresa in un vero e proprio carnevale di colori e di effetti cartooneschi dando vita ad un film davvero sciroccato e dallo humor irrefrenabile; frizzante e spassoso, sboccato, triviale ma che sprigiona un allegria e una comicità piena di vita e buonumore.
Presenti in sala due meravigliose caratteriste del filmJune Lam e Yanki Ting davvero belle e simpatiche che hanno fatto cantare e divertire tutto il pubblico con una loro breve esibizione. Esilarante.

© Flaviano Bosco per instArt

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