Alex Britti sul palco di Grado Jazz ha fatto il suo mestiere. Ha suonato la chitarra come lui sa fare. Ha cantato come lui sa fare. Ha guidato la band come lui sa fare. Ha giocato con il grande trombettista Boltro come lui sa fare. Ha giocato con la pedaliera come lui sa fare… ecco diciamo che è stato un concerto come lui sa fare. Troverete un po’ ripetitivo questo intro. In effetti un po’ come il suo concerto. Una serata no per il fonico. Poco fuori la voce di Alex Britti, molto fuori il basso, la batteria una cozzaglia di frequenze indecifrabili con un kick estremamente importante (il batterista è forte tra l’altro), niente da fare per le coriste (Cassandra una voce splendida nei brevi momenti dove si intuisce), il tastierista che non ho visto tutto il concerto perché nascosto da un totem di casse davanti, comunque presente con i tappeti in background, un assolo del batterista con “battiamo le mani tutti insieme, dai…” più da sagra che da concerto jazz o simili (senza nulla togliere a chi si è divertito a farlo), per gli altri strumentisti non c’è tempo, anche per la predominanza degli assoli di Britti negli interminabili finali di ciascun brano ripetuti a struttura standard canzone + assolo e proseguiti poi con il grande Boltro, in un oblio di note di tromba e chitarra che lasciano spazio ad indiscusso tecnicismo ma a poca empatia. Sinceramente a me non pare proprio che Britti sia un chitarrista dall’impronta jazz. Una serata inaspettatamente deludente, visto che Alex Britti è e rimane un grande artista del Blues (comunque una branca del jazz) e del Pop, ma per la contaminazione c’è da aspettare ancora qualcosa. Ritrovare la propria natura musicale è un suo diritto, ma naturalmente ha i suoi pro e contro. Autore, paroliere e musicista, quello si, non c’è dubbio che sia nelle sue corde da sempre. Sono belle le melodie che innesta per agganciare il rif blues. Sono quelle che fanno cantare il pubblico e che lo hanno reso unico nel suo genere… ma gli applausi?… alla fine non c’è standing ovation… qualcosa vorrà dire… oppure sono tutti rimasti incollati alla sedia per il caldo. Ogni tanto mi sembra vogliano dire “si ok, sei bravissimo a svisare, ma facci sentire e cantare quelle famose!”. Riconosco alcune sfumature smooth in qualche brano iniziale e dei bei passaggi di slide guitar,alla Missisippi ma si fa fatica a sentire un corpo unico nel suono, un feeling con gli strumentisti che comunque fanno molto bene il loro lavoro… qualcosa non va insomma. Colpa del caldo, va bene, perché no? Peccato! Metto in tasca queste due ore abbondanti di concerto nella splendida cornice del Parco delle Rose di Grado come qualcosa che non farà parte dei miei ricordi migliori di Alex Britti, non senza comunque rispettare la professionalità di ciascuno dei protagonisti con lui sul palco e fuori. Riporto solo ciò che ho ricevuto da questo evento e lo restituisco tale e quale, senza contaminazioni.
Per gli amanti della Setlist: S-Funk, Mi piaci, Una parola differente, Bene così, Buona fortuna, Gelido, Speciale, Piove, Le cose che ci uniscono, In nome dell’amore, Un attimo importante, Immaturi, Lo zingaro felice, Se non ci sei, La fine del Mondo, Solo una volta, Esci piano, Milano, Una su 1.000.000, Jazz, Oggi sono io, 7000 caffé, La vasca, Baciami (e portami a ballare). 

Massimo Cum per instArt

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